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Giorgia e Giona sono due ragazze giovanissime, energiche, piene di passioni e di interessi. Non possono però vedere il mondo, almeno non come lo vediamo noi: Giorgia è infatti cieca dalla nascita, mentre Giona ha perso la vista quando aveva 3 anni. Eppure, se domandi loro cosa ne pensano dei pregiudizi che circondano la loro cecità, rispondono che “la cecità è il problema minore, ci sono altri problemi che riguardano la vita da risolvere”. I problemi che riguardano la vita sono ahimé comuni, ma la curiosità di scoprire in che modo vengono affrontati da due ragazze che non conoscono né i colori né le forme ha spinto la regista Juliane Biase Hendel a realizzare il documentario Il colore dell’erba, per dimostrare che la paura del buio è più diffusa di quanto si pensi.

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Con Giorgia e Giona, Juliane ha trascorso quattro anni della propria vita, passeggiando, coltivando e accompagnandole nelle più semplici azioni quotidiane, fino a testimoniare la ‘passeggiata verso il lago’, da sempre negata alle due ragazze per la difficoltà del percorso. Sul grande schermo, il sentiero diventa invece metafora di libertà e di una sfida con se stessi, che dovrebbe essere esempio per tutti.

Il colore dell'erba, il contributo di Mirco Mencacci

Prodotto da Indyca e Kuraj, con il sostegno del Mibact, di Trentino Film Commission, Piemonte Doc Film Fund e Rai 3 (Doc 3) e con il patrocinio dell’UICI – Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, Il colore dell’erba arriverà nelle sale italiane a febbraio, offrendo agli spettatori un’esperienza più unica che rara. Il film, infatti, punta sui sensi, grazie alla costruzione di un vero e proprio paesaggio sonoro che rende il film visibile ‘a occhi chiusi'. Ideato per essere percepito anche da un pubblico di non vedenti, il film si avvale del contributo del sound designer Mirco Mencacci, istituzione nel mondo del sonoro e anch’egli non vedente, già collaboratore di Marco Tullio Giordana, Ferzan Ozpetek e Michelangelo Antonioni.