Claudia Barberis, docente presso l’Università Cattolica di Milano e speaker TEDx: «Le leader possono sviluppare un approccio unico cambiando paradigma: partire dall’interno anziché dall’esterno».

Il dibattito italiano in queste settimane è fortemente polarizzato sulle questioni di genere, ma la questione della leadership al femminile -a livello globale- è comunque più attuale che mai. I dati del World Economic Forum attestano la presenza di donne in posizioni di leadership a livello globale al 36,9%, sottolineando progressi rispetto al passato ma indicando anche la lunga strada da intraprendere per una piena parità.

In Italia la situazione è ancora più critica, con solo il 29% dei ruoli di potere occupate da donne. Le ricerche sulla female leadership non mancano: una in particolare, svolta da Eagly, ha mostrato che le leader hanno un impatto in grado di generare cambiamenti positivi sulle persone e sugli ambienti circostanti grazie a questo approccio trasformazionale.

Personalità come Oprah Winfrey, Angela Merkel e Michelle Obama ne sono l’incarnazione. Quanto alle tipologie di leadership al femminile, ne esistono tante quante sono le donne.

Claudia Barberis: “Le donne combattono contro la sindrome dell’impostore”

A spiegarlo a Funweek è Claudia Barberis, esperta di personal branding per imprenditori, docente della materia presso l’Università Cattolica di Milano e speaker TEDx. “Anche in contesti a predominanza maschile – precisa Barberis – le leader possono sviluppare un approccio unico cambiando paradigma: partire dall’interno anziché dall’esterno.

In altri termini, occorre costruire sui propri valori e credenze personali selezionando squadre eterogenee, competenti e adatte al raggiungimento degli obiettivi. Tuttavia, spesso le donne affrontano problemi come la sindrome dell’impostore pur essendo pronte, ma bloccate da un mondo circostante che le fa sentire poco adatte e rende loro difficile l’approdo in posizioni di comando.

Gran parte dei problemi esposti nelle aziende e in politica, non a caso, suggeriscono la scarsa voce in capitolo di enormi porzioni della popolazione come quella femminile e altre minoranze, la cui inclusione dovrebbe essere incoraggiata dai leader”.

Leadership femmminile: “Non conformatevi a modelli maschili”

Un errore da non commettere, secondo l’esperta, è quello di conformarsi ai modelli e stereotipi maschili. Agire per contrasto – prosegue l’esperta – significa esasperare modalità maschili già imperanti e che impediscono un pieno sviluppo della leadership femminile.

Promuovere l’empowerment femminile è essenziale e le tipologie di leadership al femminile possono variare. Si va da quella tradizionale, autoritaria e prescrittiva con modalità aggressive basate su performance e obiettivi molto verticali associati agli uomini, fino alla sua evoluzione in contrasto, la leadership gentile, che presenta però diversi punti deboli.

Se la gentilezza e i modi educati sono dovuti e più che necessari in quanto legati al rispetto, è altrettanto vero che enfatizzare questo aggettivo toglie il focus sul ruolo della leader, ovvero prendere decisioni scomode, in poco tempo e che devono essere eseguite. Questa modalità viene generalmente associata alle donne, e anche questo è uno stereotipo di genere”.

La leadership passa dal rispetto dovuto alle proprie competenze

L’evoluzione ideale si può realizzare nella leadership autorevole, obiettivo ultimo della leadership. L’esperta Claudia Barberis spiega che questa modalità “non richiede né autoritarismo né gentilezza, ma si basa sul rispetto dovuto alle proprie competenze.

Ciò consente di prendere decisioni difficili, anche controintuitive, e garantirsi che vengano seguite con il pieno supporto del team. Queste considerazioni si applicano sia alle donne che agli uomini, sfidando gli stereotipi di genere e cercando di raggiungere una leadership in cui la persona possa inserire valori, caratteristiche personali e punti di forza per risultare efficace.

Ciononostante, è indubbio che alle leader sia richiesto uno sforzo superiore. Il personal branding diventa quindi un punto focale per comunicare sé stessi e la propria storia, lavorando sulla percezione e prendendosi lo spazio necessario per definirsi secondo le proprie condizioni e avvicinare persone che abbiano la stessa visione del mondo”, conclude l’imprenditrice Claudia Barberis, esperta di personal branding per imprenditori, docente della materia presso l’Università Cattolica di Milano e speaker TEDx.