Importanti passi avanti nella gestione del climate change, ma Legambiente commenta: «Ora basta tentennamenti e rinvii».

Il 13 dicembre, la COP28 ha raggiunto uno storico traguardo con l’approvazione unanime del Global Stocktake, un testo cruciale per i destini dell’ambiente e della sostenibilità mondiale. La decisione, sostenuta da tutti i 198 paesi partecipanti, è un chiaro segnale di presa d’atto dell’urgenza della situazione.

Il Global Stocktake è la summa degli sforzi di mitigazione e adattamento dei paesi per affrontare le sfide climatiche. Propone un processo di revisione periodica fondamentale per garantire il progresso e l’allineamento con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, fornendo una panoramica chiara dei risultati e delle sfide incontrate dalla comunità internazionale.

Implementato in cicli regolari, Global Stocktake dovrebbe garantire un meccanismo di revisione periodica che consentirà di valutare l’efficacia delle azioni intraprese dai paesi e di apportare eventuali correzioni di rotta. Il tutto con lo scopo di mantenere attivo il cammino verso gli obiettivi climatici.

COP28, il commento di Legambiente

L’accordo della Cop28 sancisce per la prima volta l’uscita dalle fonti fossili in modo da raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, con un’accelerazione dagli anni di qui al 2030, triplicando le rinnovabili e raddoppiando l’efficienza energetica. La scelta di prevedere una “transition away” graduale per la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone rappresenta un timido passo avanti su cui, però, ora i Paesi devono dimostrare azioni decise, senza più tentennamenti o inspiegabili rinvii” commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Ora l’Italia deve fare la sua parte in linea con l’accelerazione che dovrà esserci a livello europeo e ascoltare la scienza. Dal Governo Meloni – continua Ciafani – ci aspettiamo un deciso cambio di passo con la definizione di una road map nazionale per la decarbonizzazione che preveda in primis una revisione ambiziosa del PNIEC per ridurre almeno del 65% le emissioni entro il 2030, mentre la versione attuale ci consente solo il 40%

Altro passo importante per l’Italia dovrà essere la rimodulazione e la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030. Il nostro Paese, sino ad oggi, si è dimostrato pro-fossile e poco rinnovabile. Nel 2022, stando al nostro ultimo report diffuso ieri in occasione della prima giornata del XVI Forum QualEnergia, i sussidi ambientalmente dannosi sono stati più che raddoppiati arrivando a quota 94,8 miliardi con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas; mentre le rinnovabili sono ferme sulla carta con 1.400 progetti in valutazione al MASE e in ritardo per le mancate semplificazioni. Solo investendo sulle rinnovabili l’Italia potrà colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65%, in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C, grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili”.  

Legambiente, i tre punti deboli dell’accordo

Tre talloni d’Achille dell’accordo: Per Legambiente l’Accordo siglato dalla Cop28 presenta però tre talloni d’Achille legati al ricorso alle tecnologie d’abbattimento di emissioni di anidride carbonica e all’utilizzo di fonti fossili come combustibili di transizione per garantire la sicurezza energetica. È inoltre mancato un serio impegno per la finanza climatica indispensabile per aiutare i paesi più poveri e vulnerabili ad accelerare la fuoriuscita dalle fossili.