L’obelisco di Piazza San Pietro nasconde un segreto sorprendente che ha a che fare con un ingrediente insospettabile. Scoprilo qui

loading

Nel cuore di Piazza San Pietro, davanti alla Basilica più famosa del mondo, svetta un’imponente meraviglia antica: l’obelisco egizio alto oltre 25 metri, che con il basamento e la croce supera i 40 metri di altezza. Ogni giorno milioni di visitatori lo ammirano, ma in pochi conoscono la sua storia straordinaria, fatta di ingegno, fede, sfide titaniche e… lenticchie.

LEGGI ANCHE:– Nemmeno i romani più attenti lo notano: a Piazza San Pietro manca un apostolo. Vi diciamo dove guardare e perché manca

L’obelisco fu eretto ad Alessandria d’Egitto durante l’Impero Romano e, nel I secolo, l’imperatore Caligola lo fece trasferire a Roma per decorare il circo situato vicino al Vaticano. Secoli dopo, nel 1586, Papa Sisto V decise di spostarlo nell’attuale posizione in Piazza San Pietro, trasformandolo in uno dei simboli più potenti della cristianità.

Il trasporto dall’Egitto fu un’impresa colossale: l’obelisco venne caricato su una nave lunga circa 80 metri, costruita appositamente per sostenerne il peso mastodontico. Ma la parte più sorprendente riguarda proprio la stabilizzazione del carico durante la traversata.

Il segreto delle lenticchie

Per evitare che l’obelisco si danneggiasse durante il lungo viaggio, gli ingegneri dell’epoca ebbero un’idea geniale: riempirono le stive della nave con oltre mille tonnellate di lenticchie. Grazie alla loro forma rotonda, i legumi funzionavano come una sorta di ammortizzatore naturale, attutendo le vibrazioni e garantendo una maggiore stabilità. È un dettaglio che lascia molti visitatori a bocca aperta: un’opera colossale, resa possibile anche da un alimento povero e simbolico, che da sempre rappresenta abbondanza e prosperità.

Una volta arrivato a Roma, Papa Sisto V incaricò Domenico Fontana, uno dei più grandi architetti dell’epoca, di collocare l’obelisco al centro della piazza. La missione era delicatissima: un solo errore poteva distruggere un monumento millenario. Per sollevarlo furono impiegati 800 uomini, 140 cavalli e 44 argani. La piazza venne blindata e vigeva l’ordine di silenzio assoluto per evitare distrazioni. Eppure, proprio durante l’operazione, accadde un episodio entrato nella leggenda.

“Acqua alle corde!”: il marinaio che salvò l’obelisco

Nel momento più critico, le corde che sorreggevano il monolite iniziarono a surriscaldarsi, rischiando di spezzarsi. A quel punto, un marinaio ligure, Benedetto Bresca, ignorando il divieto di parlare, gridò: “Acqua alle corde!”, suggerendo di bagnarle per raffreddarle e aumentare l’attrito.

Il consiglio si rivelò provvidenziale e l’operazione fu completata con successo. Per ricompensarlo, Papa Sisto V concesse alla sua famiglia un privilegio speciale: fornire i rami di palma per le cerimonie pasquali in Vaticano, un diritto che, secondo la tradizione, la famiglia Bresca conserva ancora oggi.

Foto: Shutterstock