Dopo quasi duemila anni di storia, il Pantheon di Roma è lì al suo posto con la sua maestosa cupola in cemento non armato che, a quanto pare, potrebbe contenere la chiave per risolvere un problema moderno. Proprio così. Quella cupola, infatti, non rappresenta solo un prodigio dell’antica ingegneria romana, ma potrebbe portare conoscenza e benefici all’edilizia moderna. È possibile che il cemento romano – tanto durevole – possa essere la base per un mondo delle costruzioni più sostenibile? Non ci resta che provare a scoprirlo insieme.
Il mistero della cupola del Pantheon di Roma: potrebbe essere la chiave per un mondo più green
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La cupola del Pantheon di Roma è finito al centro degli studiosi di scienze delle costruzioni e dei materiali grazie al cemento utilizzato per costruirla.
Praticamente intatta dopo quasi duemila anni, la ricetta del cemento romano potrebbe nascondere la chiave per ottenere costruzioni più green. Il motivo è presto detto: il cemento utilizzato nell’antica Roma si basa su una miscela di calce e pozzolana – una cenere vulcanica tipica della zona dei Campi Flegrei – in grado di generare una reazione chimica che conferisce al materiale una straordinaria longevità. A differenza del moderno cemento Portland, che richiede temperature di circa 1.450°C per la cottura del calcare e produce da solo l’8% delle emissioni globali di CO₂, i Romani si fermavano a 900°C, consumando quindi meno energia.
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Tuttavia, uno studio recente guidato da Daniela Martinez della Universidad del Norte ha smorzato un po’ gli entusiasmi: riprodurre il cemento romano con tecnologie odierne non comporta necessariamente un vantaggio ambientale.
Anzi, le emissioni di CO₂ per metro cubo risultano simili, se non superiori, rispetto al cemento moderno. Si ridurrebbe però significativamente l’emissione degli inquinanti atmosferici più nocivi, come ossidi di azoto e zolfo, con benefici per la salute pubblica.
Ad ogni modo, la forza del cemento romano non sta tanto nel processo produttivo, ma piuttosto nella sua straordinaria durabilità. È risaputo infatti che le costruzioni moderne necessitano di manutenzioni costanti o addirittura di sostituzioni dopo pochi decenni, mentre le opere romane – dal Pantheon agli acquedotti – hanno resistito per secoli.
È qui che possiamo notare il vero potenziale “green” del materiale antico: per essere più sostenibile, secondo i ricercatori, il cemento romano dovrebbe garantire una vita utile superiore rispetto a quello moderno. Una soglia che, osservando la storia, appare raggiungibile.
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