Un viaggio tra poesia e tecnologia: “Il cielo in una stanza” porta Pasolini nella realtà virtuale, firmato dal regista visionario Fabio Morgan.
“Il cielo in una stanza” è un’espressione evocativa, un titolo che unisce poesia e tecnologia e che ci annuncia un progetto che fonde linguaggi diversi per rinnovare l’eredità di Pier Paolo Pasolini: un’esperienza teatrale in realtà virtuale che promette di trasformare lo spettatore in un testimone immerso dentro una storia intima, portando sul palco – e oltre il palco – una rilettura contemporanea di un autore che continua a interrogare il presente.
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“Il cielo in una stanza”: Pasolini nella realtà virtuale e un’esperienza che ribalta tutto
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Dal 14 al 16 novembre al Teatro Argot di Roma, e poi dal 21 al 30 novembre in diversi spazi del Lazio, arriva “Il cielo in una stanza”, l’opera in VR concepita e diretta da Fabio Morgan.
Il punto di partenza è “Orgia”, il testo pasoliniano del 1968 che raccontava una coppia nascosta dal mondo, condannata dalla propria diversità. Morgan capovolge quella visione: non più un movimento verso la morte, ma un viaggio verso la vita, dove l’amore diventa risposta possibile alla crisi contemporanea.
Lo spettacolo si svolge interamente in una stanza, durante una sola notte, mentre due attori provano proprio “Orgia”. La realtà virtuale permette di abbattere le barriere tra scena e realtà: il pubblico si ritrova dentro lo spazio fisico della coppia, testimone invisibile di un’intimità che cresce, cambia, si trasforma. Così, ciò che sembrava una semplice prova teatrale diventa la loro vera storia, in un gioco continuo di specchi tra vita e recitazione.
Morgan, già autore di format sperimentali come “Fitzcarraldo”, la prima opera lirica su un battello in movimento sul Tevere, porta qui la sua ricerca sul linguaggio teatrale a un nuovo livello. La VR diventa per lui uno strumento per recuperare l’intimità e per riflettere su cosa significhi, oggi, essere “diversi” in un mondo che non chiede più di nascondersi ma di esporsi continuamente.
Photo Credits: Emidio Vallorani e Francesca Vangieri via Ufficio Stampa HF4


