Le prime due stagioni di ‘Buried Truth’ sono su Serially: un drama, ma anche un crime, che ci porta alla scoperta della Svizzera meno nota.

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Tinte inevitabilmente crime, ma anche drama e – soprattutto – splendide immagini dalla Svizzera: non è facile descrivere una serie come Buried Truth, le cui prime due stagioni sono disponibili su Serially. In onda in Svizzera dal 2017 al 2022, Buried Truth vede Sarah Spale nei panni dell’agente di polizia Rosa Wilder. I casi che si ritrova a seguire nel corso degli episodi si rivelano indagini complesse, ma anche un modo per indagare più a fondo nel suo personaggio. Lo sa bene Pierre Monnard, regista proprio delle prime due stagioni.

«Una delle sfide più grandi per tutti nel passare dalla stagione 1 alla stagione 2, dal punto di vista dei personaggi, era chiedersi da dove ripartire. – ci dice Pierre – Ci siamo chiesti come poter sorprendere il nostro pubblico, rispettando le loro aspettative ma anche dando loro qualcosa di inaspettato. Ed è stato lo stesso anche da un punto di vista visuale. Volevamo cambiare location. La prima stagione era sulle montagne. Ci siamo detti Andiamo da un’altra parte e siamo andati nella foresta per la seconda stagione». Le location in Buried Truth – è bene sottolinearlo – sono infatti quasi un personaggio a sé stante. Se la prima stagione era ambientata nell’immaginario villaggio di montagna bernese di Oberwies, la seconda opta per la Giura bernese.

Questo perché – come sottolinea Monnard – l’universo visual della serie è una componente fondamentale, al punto che «la storia evolve insieme alla ricerca della location». Non è un caso che Sarah Spale commenti le condizioni spesso critiche in cui si sono trovati a lavorare: «Durante la prima stagione faceva freddissimo. – rivela – Il massimo della temperatura era -15 gradi. Era impossibile parlare, era tutto congelato. Ma credo anche che si veda nella serie e che la renda speciale».

Alla scoperta della Svizzera

Non è la Svizzera che conosciamo quella mostrata in Buried Truth. «Se pensi alla Svizzera la associ alle macchine sportive. – dice il regista – Sembra quasi Bollywood. Noi volevamo mostrare qualcosa di diverso. Di pittoresco, ma autentico». La prima stagione è, quindi, sulle montagne. «Ma non è un luogo molto ameno e da fiaba, è un luogo sporco e non accogliente. – continua Pierre – È duro e lo è stato anche per noi. La seconda stagione sembra invece un western. Ti chiedi se sei veramente in Svizzera. La Giura è piena di animali selvatici ed è la specificità di questo posto, in parte sconosciuto».

Il regista sottolinea anche l’assoluta mancanza di autostrade in direzione Giura, il che rende la regione «abbastanza chiusa nel suo mondo, che è poi ciò che volevamo avere. Per noi è stata una scoperta te lo confesso, prima di girare non ero mai stato lì».

Buried Truth: una serie dalle mille anime

Sia nella prima che nella stagione stagione protagonista assoluto dello storytelling di Buried Truth è un caso investigativo. Ma la serie non può essere facilmente ridotta al puro genere crime. «Non ci siamo mai approcciati a Buried Truth come alla classica serie crime. – dice Pierre Monnard – Ne abbiamo sempre parlato come un drama. Ed è principalmente un drama con un po’ di crime. C’è un mistero ovviamente, un’indagine. Rosa Wilder è una profiler e deve investigare: questo ci dà una storyline forte. Ciò che importa, però, sono le relazioni tra i personaggi e i loro segreti personali».

In questo, secondo il regista, il merito è assolutamente degli sceneggiatori: «Hanno provato a modellare i personaggi e a renderli il più complessi possibile. – ci spiega – Così che a volte ci dimentichiamo l’elemento crime e ci focalizziamo sulle loro storie personali. Sarah poi è un’attrice fantastica». «Penso che per gli attori – dice Sarah Spale – sia una fortuna avere questa fiducia da parte di Pierre e degli sceneggiatori. Mi hanno permesso di sviluppare il personaggio da sola. Penso che sia una serie con molti elementi che stanno bene insieme».

Rosa Wilder: una profiler sui generis

Un altro punto a favore della serie è, senza dubbio, il personaggio di Rosa Wilder. «È molto umana e piena di difetti. – dice Monnard – Ha grandi qualità, è intelligente e coraggiosa, ma dubita quasi sempre e questo la rende molto verosimile. Tutti dubitiamo di noi stessi quotidianamente. Lei non ha paura di mostrarlo e questo la rende speciale».

«Questa serie è più di un crime. – conclude Sarah Spale – Non parla di bene e male, ed è interessante. Non sai chi è buono e chi è cattivo. Dubiti di chiunque, come succede a volte nella realtà di tutti i giorni».

Foto Global Screen