Il cast, gli ideatori e i produttori di ‘School Spirits’ ci raccontano la serie, dal 30 giugno su Paramount+.

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Il crime si mescola al fantasy nella nuova serie targata Paramount+: School Spirits – sulla piattaforma dal 30 giugno – potrebbe apparire sulla carta una storia già vista. Eppure, vi risulterà realmente ostico rimandare il binge watching e scollarsi dallo schermo. Sono tanti di fatto gli elementi che si accavallano nel corso degli episodi (i primi tre già disponibili, una nuova puntata ogni venerdì). Da un lato il soprannaturale, con un gruppo di fantasmi bloccati per l’eternità nella loro fase adolescenziale e – come se non bastasse – fisicamente impossibilitati a uscire dal liceo. Dall’altro un vero e proprio thriller ricco di colpi di scena, nel tentativo di risolvere un cruento e inspiegabile omicidio.

Al centro dello storytelling, la vittima: Maddie, interpretata da Peyton List. La celebre cantante e attrice qui veste i panni di un’adolescente ribelle che scopre subito di essere passata a miglior vita, ritrovandosi bloccata nel limbo dell’aldilà (e delle scuole superiori) in compagnia di tutti gli studenti tragicamente scomparsi durante gli anni scolastici. Insieme a loro proverà a risolvere il suo stesso omicidio, camminando invisibile nel mondo dei vivi. Gli universi di School Spirits sono infatti paralleli: i fantasmi (tra questi Milo Manheim nei panni di Wally e Nick Pugliese in quelli di Charley) camminano tra i vivi (Kristian Flores, Kiara Pichardo, Spencer MacPherson e Rainbow Wedell).

«Io e Megan scriviamo per la tv di professione e un po’ di anni fa abbiamo buttato giù una sceneggiatura pilota. – ci racconta Nate Trinrud, ideatore della serie insieme a Megan Trinrud – Siamo scrittori giovani che frequentano Hollywood e alla fine abbiamo incontrato un editore che pensava di poterci fare un graphic novel. Abbiamo accettato e l’abbiamo aggiustato per un medium diverso, scrivendolo per Harper Collins. Poco dopo è diventato di nuovo una serie tv. Il processo è stato diverso. Il libro uscirà nel corso dell’anno».

School Spirits, metafora della vita adolescenziale

In attesa del graphic novel, Nate e Megan ci raccontano come la pandemia abbia fortemente influenzato lo storytelling. «Il nucleo della storia già c’era, perché la protagonista è fantastica e ha una missione incredibile, quella di scoprire cosa le è successo. – commenta il produttore esecutivo Oliver Goldstick – L’idea di essere invisibile e di essere morta sembra una metafora perfetta in questo momento per tanti adolescenti. Tanti giovani appena usciti dal lockdown che tornano a scuola con le mascherine. Non sanno di chi fidarsi e come siano cambiate le persone in due anni, è un tempo lunghissimo. Credo che la sceneggiatura, il graphic novel e il materiale di partenza descrivano un’eroina che ha bisogno di connettersi. Alla fine è una storia di rinascita… anche se lei è morta».

Anche perché – elementi soprannaturali a parte – la storia appare estremamente realistica. «Abbiamo lavorato molto per rendere questa storia reale. – dice Megan – Anche se lavoriamo con un mondo che non possiamo vedere, volevamo che i personaggi sentissero di appartenere a questo universo alternativo in cui sono fantasmi. È proprio come essere al liceo. Non fluttuano, non attraversano i muri o cose simili. Sono adolescenti costretti a stare nello stesso posto. E penso sia la versione drammatica di quello che molti adolescenti provano al liceo: essere costretti a stare lì per quattro anni. Come superare questo periodo?». Infine, c’è un altro elemento fondamentale: le questioni non risolte. La loro risoluzione potrebbe sorprendervi. Goldstick cita, ad esempio, film come The Breakfast Club: «Pensiamo di conoscere i personaggi perché rappresentano una categoria, ma questa serie sfida la categorizzazione fin troppo semplice. – commenta il producer – Pensi di aver capito un personaggio, ma scoprirai presto che non è così».

I vivi: intervista a Kristian Flores, Kiara Pichardo, Spencer MacPherson e Rainbow Wedell

Tra i vivi, sembra subito esserci una divisione netta: i buoni (Simon e Nicole, migliori amici di Maddie, interpretati da Kristian Flores e Kiara Pichardo) e i cattivi (Xavier e Claire, interpretati da Spencer MacPherson e Rainbow Wedell). Ma è veramente così? «Interpretare Xavier è stato divertente perché, soprattutto nei primi episodi, non solo i personaggi della serie non sanno bene cosa pensare di lui o come comportarsi, ma anche il pubblico è scettico», commenta MacPherson. «Simon ha un intuito pazzesco. – precisa invece Flores – Capisce che c’è qualcosa che non va, anche se non sa cosa sia. Credo che le persone accettino le cose nella vita senza farsi domande. Mi piace che Simon sia una persona di cui credo il mondo abbia bisogno. Abbiamo bisogno di persone che si fidano del proprio istinto e si battono per ciò in cui credono. Altrimenti la società crollerebbe».

La vera amicizia è rappresentata anche dal personaggio di Nicole («Mi piace il modo in cui difende gli altri» commenta Kiara Pichardo), mentre l’emblematica cheerleader Claire è più ambigua. «Pensavo non mi somigliasse molto. – dice Rainbow Well – Ma poi più la scoprivo più me ne innamoravo. Ho capito che è molto simile a me».

I fantasmi: Milo Manheim

Mentre il mondo dei vivi sprofonda nel baratro dei dubbi e dei sospetti, quello dei fantasmi – escludendo la vittima – sembra più leggero e spensierato. Il personaggio di Wally rappresenta molto bene il mood indifferente (e in parte divertente) dei morti. «È stato interessante perché è una serie ambientata in due mondi diversi – dice Milo Manheim – anche se non ho mai sperimentato l’altro mondo. Nella serie sono morto e ho abilità soprannaturali, perché di sicuro per le persone siamo invisibili. Mi sono molto divertito con la mia famiglia di fantasmi».