Arriva su Paramount+ ‘Rabbit Hole’: tra spionaggio e furto di dati, Meta Golding ci racconta la nuova serie.

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È finalmente disponibile su Paramount+ l’attesissima Rabbit Hole, che vede il ritorno di Kiefer Sutherland alle serie di spionaggio. In Rabbit Hole, Sutherland interpreta infatti John Weir, una spia che si ritrova, improvvisamente, ricercata dalle autorità per un’accusa di omicidio. Nel cast spicca anche Meta Golding nei panni di Hailey Winton, una comune cittadina che finirà per essere suo malgrado invischiata nella fuga di Weir. Un personaggio all’apparenza ingenuo, ma in Rabbit Hole – va detto – niente è come sembra. «Amo il fatto che il mio personaggio abbia tanti strati che le permettono di rivelarsi lentamente. O che rivelano molto lentamente chi sia veramente. – ci dice Meta Golding – È sempre interessante interpretare aspetti così numerosi e diversi, che siano o meno rivelati. Alla fine Hailey fa di tutto. E ho amato questo elemento».

Unico personaggio fuori contesto in mezzo a spie e criminali, Hailey è anche estremamente funzionale a inserire un po’ di comedy nella serie. «Di solito, di fronte a queste scene, accadono due cose. Si crea una situazione e continui a recitare, oppure pensi che sia una scena importantissima e un po’ ti blocchi. Il merito però è tutto degli sceneggiatori. – dice l’attrice – C’è un certo fascino nel modo in cui gli autori hanno scritto la sceneggiatura e questi personaggi. C’è qualcosa di leggero anche se i temi sono molto importanti. È stato interessante interpretare Hailey e giocare con questo equilibrio». Del resto, continua Meta Golding, «anche la vita è fatta così». «Alla fine, siamo solo persone. – dice – Possiamo trovarci in una situazione complicata ma, soprattutto se c’è una storia d’amore, diventa tutto ridicolo».

Rabbit Hole: la fiducia e il tema della pericolosità degli algoritmi

A colpire in Rabbit Hole, al netto delle scene d’azione, è proprio la difficoltà – anche dello spettatore, ed è voluto – di fidarsi dei personaggi. Come dice John Weir, «I don’t do trust». Guardando la serie, vi ritroverete a condividere questa filosofia di vita. «Direi che per me l’elemento più importante è la fiducia tra Hailey e Jonh Weir. – ci dice Meta – Per tutto il tempo vorrebbero fidarsi l’uno dell’altra, ma non credono di doverlo fare. È come una partita di tennis. Si chiedono se alla fine sarebbero in grado di amarsi veramente. Se faranno mai parte l’uno della squadra dell’altro o se sono le persone giuste. È un aspetto molto interessante da interpretare. Sicuramente è un elemento fondamentale questa fiducia tra i personaggi».

Altro elemento non trascurabile è la scelta di incentrare la storia di spionaggio sul furto dei dati e sulle ombre del web. Una velata critica? «Sicuramente la serie affronta il fatto che gli algoritmi e il web elaborino le nostre informazioni per venderci qualcosa o farci prendere qualche decisione. – replica Meta Golding – E questa manipolazione è una grande parte di tutto il processo. Se pensi ai film di spionaggio degli anni ’80, il tema era Oriente contro Occidente. Ora è l’umanità contro la tecnologia. La serie è ambientata in questo mondo e intorno a esso, ma c’è spionaggio e un po’ di leggerezza. Credo però che a volte in questo genere si possa parlare di temi importanti e essere, nello stesso tempo, divertente».