‘Shōgun’ su Disney+ ha già conquistato il pubblico: ma a quale storia si ispira la serie sul samurai inglese John Blackthorne?

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I primi due episodi di Shōgun sono finalmente disponibili su Disney+. Abbiamo così potuto iniziare a immergerci nella storia di John Blackthorne (interpretato da Cosmo Jarvis), pilota inglese ritrovatosi nel 1600 alla corte di Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada). Un racconto incredibile e ispirato a una storia realmente accaduta, narrata nel romanzo omonimo di James Clavell del 1975. Ma quanto è vera la storia di John Blackthorne e quanto c’è di vero in Shōgun?

Shōgun: il romanzo di James Clavell

Partiamo dal romanzo. Veterano di guerra, James Clavell impiegò tre anni per mettere insieme i dettagli che lo avrebbero poi condotto alla stesura di Shōgun, pubblicato nel 1975. Ambientato nel Periodo Sengoku (1467-1603), il libro è il primo romanzo della cosiddetta Asian Saga dell’autore: sei testi attraverso cui James Clavell si concentra sui viaggi degli Europei in Asia per esplorare l’impatto culturale dell’incontro tra due diverse e uniche civiltà. Il personaggio di John Blackthorne in realtà però non esiste, anche se è leggermente ispirato alla storia del ben più reale William Adams.

Clavell dichiarò infatti che l’ispirazione di Shōgun naque da una frase letta sul libro di scuola della figlia, secondo cui «nel 1600, un uomo inglese andò in Giappone e divenne un samurai». Adams, di fatto, arrivò in Giappone nel 1600 e qui incontrò il futuro shōgun Tokugawa. A Tokugawa Ieyasu – realmente esistito – è infatti ispirato il personaggio di fantasia Toranaga.

La storia di William Adams

Adams arrivò in Giappone nell’aprile del 1600 a bordo della Liefde. Nella serie, la nave è in realtà chiamata Erasmus: era questo infatti il suo nome originale (a poppa si ergeva una statua di Erasmo a ricordarlo). A bordo – dopo 19 mesi in mare – erano sopravvissuti solo 23 marinai su 100: in gravissime condizioni, approdarono presso l’isola di Kyūshū. A riuscire a sbarcare furono tuttavia solo nove membri dell’equipaggio, che misero piede a terra a Bungo (oggi Usuki), incontrando finalmente i giapponesi e i gesuiti portoghesi. La storia della serie e del romanzo qui è molto simile a quella reale (nomi di fantasia esclusi): l’intera crew fu imprigionata nel castello di Osaka per ordine di Tokugawa Ieyasu, daimyō di Edo e futuro shōgun. All’epoca, Ieyasu era guardiano del giovane figlio del Taikō Toyotomi Hideyoshi e rimase colpito dalle nozioni di Adams su navigazione e costruzione di navi.

Alcuni dialoghi di Shōgun sono in effetti ispirati alle lettere scritte da Adams alla moglie sulle sue avventure in Giappone. «Il re – scrive l’inglese (sbagliando il titolo del giapponese, mai stato Re) – mi ha chiesto da quale terra provenissi e cosa ci avesse spinto a raggiungere la sua di terra, così lontana […]. Avevo una mappa del mondo e gliel’ho mostrata indicandogli lo Stretto di Magellano. Si è chiesto se stessi mentendo. Ma una cosa tira l’altra e sono rimasto con lui fino a mezzanotte».

Da allora, la collaborazione tra Tokugawa e Adams è proseguita con l’obiettivo di costruire le prime navi giapponesi in stile occidentale. Un sodalizio che ha portato onori e favori sia al pilota che ai suoi compagni sopravvissuti in Giappone, al punto che furono abilitati anche al commercio in terra nipponica

William Adams è stato un samurai?

Ebbene sì. Lo shōgun prima lo nominò consigliere diplomatico e, in seguito, Adams non solo divenne il suo personale consigliere (su temi come l’Occidente), ma sostituì anche Padre João Rodrigues come suo interprete ufficiale. Veniva di fatto presentato con due spade che rappresentavano l’autorità di un samurai e lo shōgun arrivò a decreatare che William Adams fosse morto e che Miura Anjin (三浦按針), un samurai, fosse nato.

È reale anche il matrimonio con Oyuki (お雪), figlia adottiva di Magome Kageyu, da cui Adams ebbe due figli. Adams morì a Hirado il 16 maggio 1620, a 55 anni. Tuttora è sepolto a Nagasaki.