Dal contest ‘Immaginan-doh con gusto’ alla masterclass: Bruno Barbieri porta il gioco in cucina per celebrare la forza della creatività.

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Lo dice il nome stesso, Immaginan-doh con gusto: una campagna lanciata da Play-Doh in collaborazione con lo chef Bruno Barbieri che porta il gioco in cucina (e viceversa). Tutto è partito lo scorso marzo con un invito ai giovani aspiranti chef a liberare la loro fantasia creando pietanze con la pasta da modellare Play-Doh. La campagna – tradotta in un esaltante contest – ha permesso ai quattro piccoli vincitori di vedere le loro idee culinarie trasformate in veri e propri piatti grazie a una masterclass con lo chef stellato.

Il 16 settembre, i frutti di questa straordinaria collaborazione culmineranno in un evento culinario all’insegna della solidarietà e della condivisione: un pranzo dedicato ai ragazzi accolti dall’Associazione CAF – Centro di Aiuto ai minori e alla Famiglia in crisi, dove verranno serviti i piatti immaginati dai bambini, materializzati con la pasta da modellare Play-Doh e infine preparati in cucina dallo Chef Barbieri insieme a due membri della sua brigata e la cuoca della struttura. Non è tutto: a fianco dello Chef ci saranno anche alcuni dei ragazzi più grandi della comunità, che stanno conseguendo il diploma alberghiero e che potranno imparare da uno dei maestri indiscussi dell’arte culinaria italiana. Ne abbiamo parlato con lo Chef Bruno Barbieri.

Cosa ti ha spinto ad accettare l’invito di Hasbro e cosa ti ha colpito di più del progetto Immaginan-doh con Gusto?
«Dietro il mio mondo, e soprattutto dietro il loro, c’è un gioco. Chiamiamolo così. Attraverso questo strumento si possono fare milioni di cose ed è interessante, perché non è solo costruire qualcosa artigianalmente come si fa in cucina, ma è cercare di dare atto a una fantasia. Con questo materiale puoi fare qualsiasi cosa. Legarlo alla cucina è interessante soprattutto perché va a sviluppare e a smuovere i progetti che sono dentro la mente di un bambino. Pensare che i bambini, attraverso questo gioco, possano sviluppare qualcosa è educativo e soprattutto divertente. Alla fine è un gioco, non è un lavoro. Eventualmente in futuro si può trasformare in lavoro. Attraverso il gioco sviluppi un concetto, un pensiero e una manualità che in futuro ti potrebbero servire».

Quanto è importante l’immaginazione in cucina e quanto è stata importante per Bruno Barbieri?
«Possiamo chiamarla con una parola diversa? Sogno. Attraverso il sogno, si può realizzare qualcosa. È un pensiero dell’anima. Ad esempio – noi siamo più grandi e questa fase l’abbiamo bypassata – ma uno chef cosa fa? Quando fa il piatto scrive, disegna, costruisce un impiattamento. È un gioco che un ragazzino può fare con questo materiale. Ti dà la possibilità di sognare, di trasformarti in uno chef e usare il materiale per tante cose. È molto stimolante».

È un progetto con i bambini e le loro famiglie: cosa ti piace di più di questo aspetto e cosa ti ha insegnato l’immaginazione dei bambini?
«La cosa divertente è che hanno risposto in tanti. Soprattutto bambini molto piccoli. Vuol dire che dietro c’è una storia che non è solo la fantasia di un bambino, ma il racconto di una famiglia. Con il Play-Doh possono quindi giocare bambino, famiglia e anche lo chef! Esiste persino una macchinetta per fare gli spaghetti. La fantasia è quella di un bambino che vive quotidianamente con la sua famiglia. A pranzo mangia tagliatelle, pesce o carne cucinata al barbecue. È stato bello per me e soprattutto per loro. Sono tornato anche io un po’ bambino e ogni tanto fa bene, ti purifica l’anima».

Da bambini si gioca: ma quanto è importante il gioco anche per noi adulti?
«La vita è un gioco e va giocata nel modo migliore, con la consapevolezza di star facendo qualcosa per qualcuno. Un genitore lo fa con il proprio figlio dandogli materiale e facendolo giocare allo chef. In questo modo, gli stai dando spunti e energia per crescere. È la stessa che serve a noi quando lavoriamo. Il gioco serve anche a questo, non è solo gioco di potere. È gioco di squadra, che esiste. Attraverso un progetto realizzi un piatto finale che ti dà la possibilità di vincere un Oscar, la Stella Michelin, o l’applauso di cliente che ti dice Hai giocato in maniera eccelsa».

Senza immaginazione, del resto, è impossibile superare certi confini e pensare al di fuori degli schemi.
«Infatti il Play-Doh ti dà modo anche di concretizzare un’idea. Lo dicevo ai ragazzi l’altro giorno, mentre giocavano a fare i giornalisti e a fare domande. Nella vita bisogna sempre avere dei sogni, prima o poi si realizzano ma bisogno volerlo. Qui poi c’è anche un discorso artigianale, viene fuori il modo di costruire perché immaginando crei una forma. Io mi sono divertito molto, ho giocato realizzando meravigliosi tortellini. Per un bambino piccolino, che non ha affrontato ancora la vita, introduce a cose meravigliose».

Il 16 settembre ti aspetta un evento: cosa puoi anticiparci?
«Poter fare una classroom con questi ragazzini vuol dire trasformare il gioco in verità. E poi tutti mangeranno quello che abbiamo progettato. Faremo capire loro che hanno costruito un progetto che si è realizzato ed è finito dentro la loro pancia».