I sapori possono farsi racconti: un panettone nato tra le colline della Tuscia unisce ingredienti locali e memoria etrusca, trasformando ogni fetta in rito.

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Se c’è una cosa che la grande tradizione culinaria italiana ci ha insegnato è che i sapori possono farsi racconti, attraversando i secoli, la storia, la terra e le mani di chi la abita. Ad esempio, immaginatevi il panettone, un dolce iconico del Natale che, invece di rievocare il nord industriale o la grande Milano, prende forma tra le colline vulcaniche della Tuscia e le memorie degli antichi banchetti etruschi. È qui che nasce un panettone che integra ingredienti locali, simboli archeologici e cultura gastronomica come se ogni fetta fosse un frammento di ceramica riportato alla luce. Un gesto semplice — tagliare e condividere — che si fa rito contemporaneo, una porta che si apre sull’Etruria antica senza mai cadere nella nostalgia o nella pura estetica.

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Dalla Tuscia a Roma: la memoria che incontra il presente in un panettone dal gusto etrusco

Il prodotto di cui abbiamo parlato finora si chiama Pantruscone e non è una variazione di moda, ma un progetto che affonda le radici in un’idea di ricerca identitaria: reinterpretare ciò che, con ogni probabilità, si consumava in epoca etrusca.

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La sua struttura parte dal lievito madre e da farine di grani antichi dei Colli Falisci, arricchite da frammentazioni di farro del pungolo e cereali dell’Alto Viterbese, ingredienti selezionati per evocare un legame con il passato. Lo zucchero aromatico deriva dalla merangola, l’arancia amara mediterranea; la pasta di nocciola proviene dai Monti Cimini; un terzo della massa grassa è sostituita da olio extravergine di Canino; miele e uova arrivano da allevamenti locali. I canditi nascono da lampone lavorato in azienda, accompagnato da castagne della stessa zona, mentre l’uvetta è macerata nel Vino Passito del Lago di Bolsena.

Questa materia prima non è solo un elenco di provenienze: è la carta fisica della Tuscia. La ricetta si ispira ai banchetti etruschi, alla sontuosità di piatti dove frutta, cereali e prodotti dell’allevamento costituivano un tessuto gustativo complesso. La lievitazione dura 36 ore, guidata da un lievito madre ventennale, e il risultato è un dolce che non vuole compiacere l’industria, ma raccontare la lentezza della terra. La confezione, in latta, riprende le decorazioni a figure rosse dei vasi Etruschi, con un simposio in cui la donna — diversamente da altre civiltà antiche — è protagonista, grazie all’opera del pittore tarquiniese Guido Sileoni.

Il Pantruscone è stato presentato al pubblico romano il 30 novembre 2025 durante Panettone Maximo, la rassegna che celebra i migliori lievitati d’Italia al Salone delle Fontane all’Eur.

Photo Credits: Annarita Canalella