“Di fronte ai negazionisti divento pazza. Ma come si fa?”, sospira Elena Sofia Ricci. “Mi fanno lo stesso effetto i critici del vaccino: informatevi, leggete, ci sono persino i video-tutorial che spiegano il meccanismo d’azione del vaccino attualmente in distribuzione”, aggiunge l’attrice, in un’intervista all’Adnkronos alla vigilia del ritorno su Rai1, dal 7 gennaio, con ‘Che Dio ci aiuti’, la fortunata fiction realizzata da Lux Vide per Rai Fiction, dove torna ad indossare il velo di suor Angela seppure nella nuova location di Assisi (per il personaggio un ritorno alle origini, nella città dove è cresciuta ed ha avuto la vocazione). 

“Questa serie – sottolinea Elena Sofia Ricci – è molto in linea con quello che sta succedendo all’umanità: veniamo da oltre 20 anni di edonismo, abbiamo sviluppato un ego ipertrofico, ma questo virus che è stato un dittatore costringendoci a rinunciare ad alcune libertà per il bene della comunità, dovrebbe aiutarci a risvegliarci smettendo di percepirci solo come individui singoli. Dobbiamo avere rispetto di noi stessi ma anche della comunità. Dobbiamo restare in contatto con il resto del mondo, secondo una morale: nessuno si salva da solo. E ‘Che Dio ci aiuti’ in questo è sempre stata avanti: il senso del giusto, del buonsenso, della pietas, della carità e della comunità sono sempre stati temi presenti in questa serie e non solo grazie alla fede della protagonista ma anche rispetto alle domande che il mondo ti pone. Insomma, suor Angela parlerà anche ai negazionisti”.  

Quanto al ‘segreto’ di suor Angela, unico personaggio che l’attrice ha accettato di interpretare per ben 6 stagioni, Elena Sofia Ricci spiega: “Suor Angela è l’eccezione che conferma la mia regola di non volere rimanere troppo a lungo nello stesso personaggio. A me piace cambiare: storie, registi, generi”, dice l’attrice che infatti è passata da Stefano Vicario (il regista di ‘Che Dio ci aiuti’) a Paolo Sorrentino, da Ferzan Ozpetek a Ricky Tognazzi, da Pappi Corsicato a Giovanni Veronesi, fino all’applauditissima Rita Levi Montalcini interpretata sotto la direzione di Alberto Negrin (“altro racconto di enorme attualità – dice l’attrice – incentrato sulla passione per la ricerca e la scienza della grande Premio Nobel”).  

“A suor Angela però torno sempre”, aggiunge. “La magia del mio rapporto con questo personaggio – spiega – dipende da diversi fattori: il suo velo mi trasforma immediatamente in una sorta di supereroina e mi protegge in qualche modo; mi sta simpatica perché non è un ‘santino’ ma una ex galeotta, che non si pone mai come giudicante o bigotta ma è anzi meravigliosamente imperfetta, persino scorretta e un po’ peccatrice; è molto tenace nel non mollare i suoi ragazzi finché non trovano una seconda possibilità, se non una terza”. Per questo piace a tutti: “Sì, ogni anno me ne stupisco di più. Piace agli atei, agli agnostici, a seguaci integralisti di altre religioni. Suor Angela sta avanti: come lei ci sono solo il nostro Papa e il presidente Mattarella”, sorride.  

Della lavorazione di ‘Che Dio ci aiuti 6’, ancora in corso per i ritardi caudati dai protocolli Covid, racconta che “in realtà il virus ha solo innalzato il coefficiente di difficoltà ma i ritmi delle serie tv sono sempre serratissimi: certo, per la troupe in estate stare tutto il giorno con la mascherina è stato massacrante. Poi la collezione di tamponi. Ma, insomma, ce la stiamo cavando anche se la paura è grande”, confessa l’attrice che si è resa conto facendo un esame sierologico a giugno di aver avuto il Covid “in forma lieve” durante la prima ondata della pandemia.  

E che non vede l’ora di tornare anche in teatro. “Quando riapriranno i palcoscenici io ci sarò. Ho tre progetti in cantiere, due come interprete ed uno come regista e interprete. Inoltre, vorrei finalmente realizzare una cosa che ho scritto per il cinema o la tv 14 anni fa, ma che era troppo avanti per allora. Ora forse i tempi sono maturi. Di che si tratta? Non lo dico, sono scaramantica”, ride congedandosi.  

(di Antonella Nesi)