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Loredana Bertè ha deciso di mettersi a nudo. Lo fa in un’autobiografia intitolata ‘Traslocando’ e in un’intervista pubblicata da Vanity Fair:

“Ho sentito che dovevo raccontare le cose io, adesso che sono ancora viva. Non volevo che qualcuno pensasse di poter parlare della mia vita dopo la mia morte” Ha detto Loredana Bertè.

Un po’ mi ha fatto male, specialmente ripensare a due momenti: la morte di mia sorella e gli anni in cui eravamo bambine. Per Mimì l’infanzia era un buco nero: non ricordava niente. Io invece tutto. Era una vita d’inferno, senza la più piccola allegria, nemmeno gli auguri al compleanno. Nostro padre era un violento che massacrava di botte nostra madre, anche quando era incinta e che veniva in camera nostra a ‘toccarsi’ guardando Mimì. Lei lo sentiva arrivare e mi diceva: chiudi gli occhi, fai finta di dormire. Io guardavo attraverso le ciglia e vedevo una cosa che non capivo: cosa facesse quest’uomo fermo ai piedi del mio letto, girato verso mia sorella. Mimì mi ha spiegato tutto dopo molto tempo”.

Ricordi che, di sicuro, fanno male, come la fine del suo matrimonio con il celebre tennista Björn Borg:

“Purtroppo la fine della nostra storia ha coinciso con la morte di Mimì, e io non mi sono mai più ripresa. Non è vero che il tempo cancella: è sempre ieri. Lei prima di morire mi ha telefonato e io non ho risposto. Poco prima aveva anche insistito per regalarmi un cellulare “Così ti trovo”, diceva, ma io non l’ho voluto. Mi sono punita per questi errori che avrebbero potuto salvarle la vita… Mi sono chiesta: quali sono le cose che mi piacciono di più? Viaggiare e amare. Ho smesso di fare entrambe. Ho smesso di amare anche me stessa, e non ho più ricominciato. Per tre anni sono rimasta in casa a guardare il soffitto. Adesso aspetto solo che quello stron*o di mio padre muoia per prendere le ceneri di Mimì e spargerle nel mare di Bagnara Calabra”.