Luigi Strangis, ‘Stupida libertà’: «Un brano per dar voce a chi nasconde le proprie emozioni»

Dopo un’estate al ritmo di Adamo ed Eva, Luigi Strangis è tornato con un brano dalle atmosfere acustiche e dal testo profondamente riflessivo. In Stupida libertà, infatti, il giovane cantautore racconta di solitudini e silenzi, di stanze buie in cui rifugiarsi ma che fanno poi mancare il respiro. E di domani ancora da scrivere, riaccendono una luce che può (e deve) partire anzitutto da noi stessi. Un singolo perfetto per l’autunno che va oltre il riflesso di una generazione e rispecchia sentimenti riconoscibili a tutti. Ne abbiamo parlato proprio con Luigi.

Partirei dal chiederti che periodo artistico e creativo stai vivendo e come sei arrivato a Stupida libertà.
Sto vivendo un periodo di cambiamento, anche se per la verità la mia vita è cambiata negli ultimi due anni. Ma nell’ultimo periodo mi sono trasferito a Milano e anche questo ha contribuito a darmi stimoli nuovi e diversi. Lavoro con altre persone e questo mi porta a volere un’evoluzione anche personale. Infatti, Stupida libertà è qualcosa di diverso rispetto a quello che ho fatto uscire fino ad ora ed è volutamente così. Tutti questi stimoli che mi sono arrivati mi aiutano ad avere un’idea di dove voglio andare e continuo a essere in una fase di cambiamento, di crescita, di evoluzione. Quindi è un periodo bello ma non preciso, in cui sto cercando di prendere tutti gli stimoli e di arricchire il mio bagaglio. A me, poi, piace la musica in generale e ne faccio tanta. Quindi, ti direi che è un momento molto disordinato ma pieno.

Cover da Ufficio Stampa

Dopo l’appeal grintoso (e dal ‘letto di mele’) di Adamo ed Eva alla ‘stessa camera di sempre’ di Stupida libertà, in un’atmosfera molto diversa per questo autunno. Immagino che le riflessioni nel nuovo singolo abbia a che fare proprio con questo tuo periodo. È così?
Questo brano nasce effettivamente dal voler esprimere quella sensazione di silenzio, di riflessione, per dar voce a chi nasconde le proprie emozioni. E io sono il primo che lo fa, quindi mi sono accorto che se io non esprimo me stesso, non posso trovare un posto nel mondo. Se mi nascondo, non mi faccio capire e se nessuno mi capisce non ho mai un posto. Stupida libertà nasce proprio da una sensazione tutta mia, da questo mio piccolo difetto di non riuscire a esprimere certe mie sensazioni. Il motivo? Semplicemente ho bisogno che qualcuno mi faccia la domanda diretta, preferisco che qualcuno me lo chieda. E questo periodo di cambiamento mi ha fatto anche mettere in dubbio me stesso e, quindi, quella sensazione doveva per forza uscire in un pezzo.

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Ci sono diversi passaggi che fotografano uno stato d’animo che tutti attraversiamo e che sembra appartenere in maniera particolare alla tua generazione. Parli di ‘fortissimo senso di niente’, sentirsi persi, di noia e solitudine. Da dove nasce, secondo te, questo malessere diffuso, quasi un senso di incompletezza?
Credo – e sono il primo ad ammettere di farlo – che stiamo rendendo il dolore superficiale, cioè non stiamo attenti alle cose che ci fanno male e non diamo importanza se qualcosa non va. È tutto un ‘vabbè, fa niente’ e la facciamo passare senza metterci lì a risolvere le cose per davvero, che sia qualcosa di piccolo o di grande. Penso che questo sia un problema insieme al fatto di non parlare di se stessi. Vedo in giro che la gente non parla di sé, o meglio si parla sempre di fesserie.

Suona paradossale, in un momento in cui ci si espone di continuo sui social.
Sai cos’è? Esprimersi su un social non è come esprimersi dal vivo con le persone o almeno personalmente mi esprimo più dal vivo perché io ho necessità dell’empatia. Esprimersi sui social è sempre relativo anche perché non sai mai chi c’è dietro. È un discorso molto ampio.

A tale proposito parli anche di ‘sorrisi a metà’ e ‘sorrisi al contrario’: quanti ne vedi e quanti ne fai tu stesso?
Come ti dicevo, io da sempre ma perché mi piace che sia così; ovvero, mi piace che le cose le gestisca un po’ io. Quello che non amo, invece, è il non essere capito perché non parlo, mi dà fastidio questa cosa. Quando nel pezzo dico sorrisi a metà alla mia età non è solo qualcosa di generazionale, io vedo Stupida libertà come un pezzo che lascia aperta una un’interpretazione molto ampia, soprattutto rispetto a quello che ho fatto finora. A nessuna età dovrebbero esserci quei sorrisi a metà perché nessuno dovrebbe nascondersi. Essere se stessi è semplicemente parte del gioco della vita, la sto iniziando a vedere così.

Passando invece ai suoni, il brano è pulitissimo, quasi acustico. Immagino risponda a una scelta precisa: come è arrivata la versione finale?
Siamo partiti dalla chitarra e la volontà era quella di tornare un po’ a come scrivevo prima, agli inizi chitarra e voce o piano e voce. In questo caso volevo mettere al centro la chitarra proprio in acustico e poi dare un vestito successivamente. Ed è stata una scelta, oltre che stilistica, anche un po’ personale. Mi andava di tenere proprio la chitarra al centro perché quello sono io, è quello che ho sempre fatto. Quindi, assolutamente sì, è tutto voluto, come il fatto che non apre mai. Resta sempre elegante, non abbiamo voluto aggiungere nulla perché il pezzo funzionava minimal. In fondo, è il pezzo stesso ad averlo chiesto.

Foto di Gabriele Gregis da Ufficio Stampa

Sono fresche le prime classifiche di ascolto streaming annuali, che confermano per l’Italia il monopolio maschile della Top 10. Per quanto questo sia un momento che sta premiando le donne (nel pop), penso ad Annalisa ed Elodie. Come te lo spieghi?
Eh, è una bella domanda questa nel senso che, se andiamo a vedere il panorama estero, ci sono molte più artiste. Ti posso rispondere un po’ da ascoltatore: forse non siamo mai stati abituati? Non mi capacito neanch’io di questa cosa e sento artiste che sono fortissimo, me le ascolto però non so perché gli altri non lo facciano. Forse sta anche un po’ nella nell’educazione che c’è in generale in Italia. Un argomento di cui, anche per quello che sta succedendo intorno, ho sentito parlare molto. Ma non credo che sia solo questione di educazione che non va bene, una risposta precisa non esiste. Posso dire, però, che è un dispiacere perché delle volte sento artiste molto più forti degli artisti.

D’altra parte, negli ascolti streaming, mancano anche artisti provenienti dai talent per lo meno di questi ultimi anni. Il format del talent musicale sta patendo un po’ di stanchezza?
Credo che in generale il mercato negli ultimi anni sia diventato sempre più saturo quindi non so sia una questione di stanchezza dei talent. Forse, semplicemente, c’è troppo in giro e alla fine non sai da dove partire. Perché vorresti ascoltare tutto ma non c’è neanche il tempo con così tante uscite ogni venerdì. Quindi io credo che sia perché il mercato è sempre più saturo e poi, diciamolo, molti artisti fanno le stesse cose. Non voglio fare il fenomeno, sia chiaro, ma è innegabile che si sente musica spesso uguale, quindi c’è molta sovrapposizione.

Capitolo Sanremo: Amadeus ha svelato il cast e il tuo nome circolava nei rumors. Cosa c’è di vero?
Non ho presentato nulla quest’anno, proprio per scelta. In futuro vedremo, perché adoro Sanremo. È un festival incredibile però deve esserci il momento giusto nelle cose. Va bene spingere ma per bene, non perché bisogna farlo e basta.

E che cosa ti aspetta ora?
Sto continuando a lavorare a un po’ di cose e a nuova musica anche per chiarirmi bene le idee e capire determinate cose. Come ti dicevo prima, siccome sto lavorando con tanta gente, mi accorgo che i miei gusti cambiano e vorrei un attimo essere sicuro di che direzione prendere. Una strada per ora c’è questa, ed è già una bella strada, piano piano vorrei evolvermi e cercare sempre di più di avere la mia personalità nella musica. Sono giovane e ho ancora un dizionario piccolo, quindi sto cercando di renderlo un pochino più grande per fare ancora di più.

Foto di Gabriele Gregis da Ufficio Stampa