Hai mai notato questo dettaglio “divino” in questo quadro di Caravaggio a Roma?
Roma nasconde innumerevoli opere e misteri, molti dei quali sono ignoti allo sguardo di gran parte dei visitatori e anche degli stessi romani. Ma, tra i tanti capolavori custoditi nelle chiese della Capitale, in pochi sanno che c’è un dipinto di Caravaggio che nasconde un dettaglio “divino” che potresti non aver mai notato. Scopriamo insieme qual è: potrebbe cambiare per sempre il modo in cui lo guardi.
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La mano di Cristo e il segreto nella luce ne “La Vocazione di San Matteo”
Il dipinto in questione è La Vocazione di San Matteo, realizzato tra il 1599 e il 1600 per la Cappella Contarelli, nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Si tratta di una delle opere più iconiche di Caravaggio, celebre per l’uso drammatico della luce e il realismo dei volti. Ma c’è un dettaglio in più: lo sguardo di Cristo e la sua mano tesa verso Matteo rivelano un gesto che ben pochi riconoscono.
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Il gesto di Cristo ne “La Vocazione di San Matteo” cita Michelangelo
Proprio così: quella mano di Cristo, tesa in avanti con le dita curve, non è stata posta lì dall’artista in maniera casuale. Diversi studiosi l’hanno riconosciuta come un riferimento diretto alla mano di Adamo nella Creazione di Michelangelo, affrescata circa novant’anni prima nella Cappella Sistina.
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Perché quella mano è così importante?
Quella mano è così importante non solo perché si tratta di un particolare che mette in dialogo due epoche: il Rinascimento idealizzato e il realismo crudo del Seicento caravaggesco. Anche perché con quel gesto, Cristo non chiama soltanto: egli “crea” un nuovo Matteo, gli dona una seconda vita.
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Ma chi è davvero Matteo?
Con Caravaggio, lo sappiamo, nulla è mai solo ciò che sembra. E la domanda è anche un’altra: chi è, esattamente, Matteo nel quadro? L’uomo al centro che si tocca il petto, sorpreso dal gesto di Cristo? Oppure il giovane chino sul denaro, colto nel momento esatto della conversione? L’ambiguità è voluta. Caravaggio non fornisce mai risposte definitive, ma invita lo spettatore a diventare parte della narrazione, a interrogarsi e a scegliere. E quindi a dare la sua interpretazione della storia raccontata dal quadro.
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