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Il Messaggero

la struttura del Mulino Bianco

Chi era bambino negli anni 80 non può non ricordare la pubblicità della Mulino Bianco, con la famiglia felice che aveva in uno splendido mulino appunto. Tutti i problemi trovavano sempre una soluzione grazie anche ai biscotti e alle merendine della ditta!

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L'edificio reso celebre dalla pubblicità degli anni 80 si trova a Chiusdino

Quel mulino esiste veramente si trova in Toscana a Chiusdino vicino Siena e purtroppo il suo destino è incerto. L’edificio costruito all’inizio del XII secolo dai Monaci dell’Abbazia di Serena, serviva per lavorare il grano e sodare le stoffe per la vendita ai mercati. Prima di divenire il set delle iconiche pubblicità, era abbandonato. Il lustro e la fama che la Mulino Bianco gli portò lo trasformarono in un’ambitissima meta.

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Reso celebre da Tornatore, divenne poi un agriturismo

In molti si misero alla ricerca di quella struttura, scandagliando Umbria e Toscana usando come indizio le colline che si vedevano nelle reclame. Negli ultimi vent’anni è stato un agriturismo: 10 camere, ristorante, piscina, una torre e anche uno spazio dedicato ad un piccolo museo dove erano esposti gli strumenti per produrre l’energia elettrica grazie alla ruota e le macine per lavorare i cereali.

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Il suo destino affidato ad un asta giudiziaria

Ma come dicevamo il suo destino è incerto. Già perché il Mulino, che fece la sua prima apparizione in tv nel 1989 nello spot diretto da Tornatore con la colonna sonora di Ennio Morricone, verrà battuto all’asta il prossimo ottobre.
L’Istituto Vendite Giudiziarie di Siena ha stimato il valore dell’immobile poco sopra il milione di euro e l’offerta minima è di 834.204€ e 89 centesimi.

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Questa è la prima sopresa delle merendine del Mulino Bianco, te la ricordi?

Ma negli anni ottanta la Mulino Bianco non fu protagonista di celebri spot pubblicitari; lanciò la ‘moda’ delle sorprese nelle merendine.
Era il 1983 e la prima sorpresa ad essere inserita in una confezione di merendine fu ‘carta vince carta perde’. Si trattava di una sorta di morra con le carte, sulle quali erano raffigurati una forbice, un sasso e una rete. All’interno della scatolina, che ricordava quella dei fiammiferi, c’era anche il foglietto con le spiegazioni su come giocare. Ne furono prodotte 1 milione di pezzi.

Crediti foto@Mulino Bianco