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Il Messaggero

Brera, l’anima nascosta di Giorgio Armani

Milano è conosciuta nel mondo come la capitale della moda, ma per Giorgio Armani il suo luogo del cuore non era via Montenapoleone o il Quadrilatero, bensì Brera. In questo quartiere trovava un equilibrio unico tra arte, cultura e riservatezza, lontano dal clamore delle passerelle e dagli eventi mondani. Brera rappresentava per lui un rifugio raffinato, dove lo stile si viveva in silenzio, senza ostentazioni.

Foto: Shutterstock

 

Un quartiere a misura d’uomo

Armani era profondamente affascinato dall’atmosfera discreta e autentica che caratterizza Brera. Amava passeggiare tra le piccole botteghe artigiane, le gallerie d’arte e i caffè storici, lontano dalla frenesia di Corso Vittorio Emanuele e Piazza Duomo. Qui poteva respirare un senso di intimità e ritrovare la sua idea di eleganza essenziale, così simile al suo linguaggio stilistico.

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L’ispirazione creativa che nasceva da Brera

Più che un rifugio personale, Brera era per Armani una fonte di ispirazione continua. I colori caldi dei palazzi, le luci soffuse delle vie, la commistione di storia e modernità: tutti elementi che ritroviamo nelle sue collezioni. La filosofia “less is more” del designer rifletteva proprio lo spirito di questo quartiere, dove la bellezza non si impone, ma si lascia scoprire.

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Lontano dalla moda, vicino all’anima di Milano

Nonostante Armani fosse un’icona della moda mondiale, Brera rappresentava la Milano più autentica, quella che non ha bisogno di apparire per essere affascinante. Lontano dalle vetrine del Quadrilatero, qui trovava quella misura, sobrietà ed eleganza naturale che tanto apprezzava e che ha plasmato il DNA del suo brand.

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I legami culturali con il quartiere

Brera non era solo un luogo, ma un microcosmo culturale che Armani sentiva vicino. L’Accademia di Belle Arti, la Pinacoteca, i piccoli teatri e gli atelier d’artista contribuivano a creare un ambiente ricco di stimoli creativi. Armani amava frequentare le mostre e osservare l’evoluzione dell’arte contemporanea, che spesso dialogava con le sue scelte stilistiche.

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L’eredità e il futuro del suo impero

Giorgio Armani ha lasciato un patrimonio stimato fra 11 e 13 miliardi di euro, insieme a un gruppo solido e indipendente, non quotato in Borsa, con oltre 2,3 miliardi di fatturato nel 2024 e quasi 570 milioni di euro in liquidità. Per garantire continuità, già nel 2016 aveva istituito una fondazione e predisposto uno statuto con regole stringenti, che bloccano acquisizioni e un’eventuale quotazione almeno per altri cinque anni. L’eredità è affidata alla sorella Rosanna, alle nipoti Silvana e Roberta, al nipote Andrea Camerana e all’amico e collaboratore storico Pantaleo Dell’Orco, tutti già inseriti nei vertici aziendali.

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