‘Masterchef Italia’, al via la tredicesima edizione con i giudici «più bravi del mondo»

Una splendida cornice, come si dice con una frase fatta, ma stavolta impossibile da evitare: la tredicesima edizione di Masterchef Italia è stata presentata con una conferenza stampa nell’aula magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, una presentazione abbinata alla consegna dei Diplomi del Master Fare tv.

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Un abbinamento non casuale, che testimonia anche l’importanza e l’autorevolezza raggiunta da Masterchef, diventato negli anni molto più di un programma di cucina. Sono tutti d’accordo nel constatare come tredici anni di programma abbiano avvicinato i giovani alle professioni enogastronomiche e esaltato quello che è il punto cardine del nostro Made in Italy, il buon cibo e l’eccellenza nelle materie prime.

Accanto a questo, come punto di contatto con l’Università, c’è la costruzione di un programma poderoso, complesso, ormai rodato: il master della Cattolica forma i giovani a quelle professioni televisive che non si vedono, ma sono fondamentali -dietro le quinte- per la riuscita di un programma così importante.

Masterchef, qual è il segreto del suo successo?

Qual è quindi il segreto di un format longevo come Masterchef, presente da anni in quasi tutto il mondo e capace di toccare -come in Italia- i 300 episodi senza mai perdere smalto, energia, attrattiva?

Secondo Francesca De Martini,  Original Production Entertainment Director Pay & FTA Sky Italia, Masterchef è “uno dei formati più completi del panorama televisivo, con una grande ricerca su tendenze e abitudini da parte della redazione che lavora al programma. Il cibo viene trattato come uno sguardo sul mondo”

Secondo Leonardo Pasquinelli, CEO di Endemol Shine Italy, la carta vincente di Masterchef è la modernità: “Il modo di Masterchef di affrontare il cooking è modernissimo e continua ad esserlo negli anni, anche a prescindere dalle piccole modfiche al format. L’importante sono le storie che i protagonisti ci raccontano, perchè sono il valore aggiunto all’agonismo e al meccanismo del gioco. Le storie di ognuno diventano materia prima per i nostri giudici, che sono i più bravi del mondo. Sono delle vere star e non solo perchè hanno le stelle, ma perchè hanno una rara capacità di empatizzare con i concorrenti e hanno creato fra di loro un clima unico. Tutto questo – continua Pasquinelli – accade anche grazie al lavoro di chi scrive e al clima di collaborazione e di costruzione del programma con Sky”.

Infine, alla domanda se si pensa di tornare a produrre anche MasterChef Junior, Pasquinelli risponde: “sarebbe interessante pensare a un’edizione teen del programma, con gli adolescenti come protagonisti perché potremmo raccontare una generazione. I meccanismi di MasterChef, infatti, potrebbero essere molto utili per farci capire meglio cosa passa per la testa di questi ragazzi”. 

I giudici di Masterchef Italia, grande complicità

I giudici –Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli– veri grandi protagonisti di questo inossidabile format, hanno spiegato come è cambiato secondo loro il mestiere dello chef, anche grazie a Masterchef.

“Il nostro mestiere è cambiato grazie all’esposizione mediatica -ha dichiarato Locatelli- Io nella mia cucina ho il figlio di un chirurgo, non si era mai sentito prima che il figlio di un chirurgo facesse lo chef. Il cuoco dalla sua cucina raggiunge 100, 200 persone al giorno, noi da Masterchef parliamo a milioni di persone”

Della stessa opinione Barbieri e Cannavacciuolo, che hanno sottolineato l’importanza delle storie e della storia che c’è dietro ogni piatto, ogni ristorante, ogni materia prima.

I tre giudici di Masterchef sono una squadra molto affiatata. Loro stessi dichiarano, rispondendo alle domande dei giornalisti, che “se ci cacciano da Masterchef ce ne facciamo uno noi tre per conto nostro” (Barbieri), ma anche che la grande complicità arriva dalla lunga frequentazione e dallo stare insieme anche al di fuori del programma. “Cannavacciuolo è quasi il mio psicologo“, scherza ancora Barbieri, che spiega che ogni volta che parla con il collega si sente meglio, meno stressato.

Addii e aneddoti divertenti

Qualche disaccordo gastronomico può esserci, ammettono sia Locatelli che Cannavacciuolo, ma poi si trova sempre una quadra: quello che si vede nel programma è effettivamente quello che accade fra di loro. E a proposito di verità ed emotività, tutti e tre i giudici ammettono di soffrire molto per l’eliminazione dei concorrenti, perché dopo tre mesi di rapporto si entra in grande simbiosi e nasce sempre qualcosa di bello.

Non poteva mancare un aneddoto divertente raccontato proprio dallo chef Antonino: “Durante le riprese Barbieri arriva qualche volta arrabbiato già al mattino…gli altri anni mi arrabbiavo, cercavo di capire cosa avesse, poi ho capito che non filandolo proprio, alla fine, con una mezz’ora di tempo, è lui ad arrivare da noi tutto felice e di buon umore”.