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Il primo luglio del 2004 moriva, a 80 anni, Marlon Brando, iconico attore statunitense, noto per il suo indiscutibile carisma e per i ruoli spesso e volentieri non semplici (e borderline) che gli hanno però sempre regalato un posto d’onore nella storia del cinema.

La notorietà – dopo varie esperienze teatrali – arriva nel 1951, infatti, con il ruolo di Stanley Kowalski nel film Un tram che si chiama Desiderio: gli anni ’50 del cinema e di Brando sono celebri. Impossibile dimenticare pellicole come Il selvaggio, Bulli e pupe e Fronte del porto, che lanciano Brando direttamente nell’Olimpo ‘di quelli che contano’ in quel di Hollywood.

L’età matura, tuttavia, non è da meno: dalla trilogia de Il Padrino al contestatissimo Ultimo tango a Parigi, passando per Apocalypse Now. Titoli che parlano da soli e che sono valsi, in totale, a Marlon ben 8 nomination agli Oscar, premio che si aggiudicò due volte, rifiutando tuttavia nella seconda occasione di ritirarlo in segno di protesta contro le ingiustizie nei confronti dei nativi americani.

Tra i suoi record, basti sapere che Brando detiene il primato nella storia del cinema americano della ‘filmografia’ più vista (oltre 800 milioni di spettatori) e, insieme a Charlie Chaplin e Marilyn Monroe nel 1999 venne eletto dal Time uno dei 100 personaggi più influenti del secolo. E pensare che, a dispetto dell’enorme fama, Brando andava in giro a dire che la recitazione altro non fosse che “mentire per vivere” e che “recitiamo tutti, alcuni vengono pagati per farlo”.