Willem Dafoe incontra la stampa a Roma per parlare di ‘Povere Creature!’, la pellicola in sala dal 25 gennaio.

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In una sala gremita nel cuore di Roma, Willem Dafoe incontra la stampa per parlare di Povere Creature!, il film diretto da Yorgos Lanthimos nelle sale dal 25 gennaio. L’attore – che nella pellicola interpreta il Dr. Godwin Baxter – si dice innanzi tutto appesantito dalle domande sull’Italia («Non voglio essere scortese – precisa – ma ormai sono in Italia da così tanto tempo che non mi va di parlare di quello che mi piace e non mi piace. Voglio parlare del mio lavoro») e si concentra poi proprio sul suo ruolo nel film, a partire dal rapporto con Lanthimos.

«Per me i registi sono importanti perché, da attore, è fondamentale potersi concedere alle mani di una persona che abbia una visione forte. – dichiara Dafoe – Tu ti muovi verso quella visione cercando di abitarla, ed è questo che mi piace nel rapporto tra regista e attore. Non deve essere necessariamente qualcosa che capisco immediatamente, ma un qualcosa che mi viene presentato e verso cui vado cercando di trasformarlo, per dare vita all’essenza interiore del personaggio».

Il Dr. Goldwin Baxter di Willem Dafoe

In questo caso, il Goldwin Baxter di Willem Dafoe vive in parte dell’essenza del Dr. Frankenstein, a cui si ispira dichiaratamente. «È un personaggio condizionato dalle circostanze. – dice l’attore – Ovviamente la storia si ispira a Frankenstein, ma c’è una differenza enorme. Nella storia di Frankenstein, il mostro che crea gli suscita repulsione. In questo film, invece, il mio personaggio quasi si innamora della sua creatura. Le sta dando una seconda chance e la dà anche a se stesso, perché crede nella scienza e crede che possa essere un altro modo per avere una seconda vita. È vero che c’è la sensazione di qualcosa di non etico e non ortodosso, ma per lui è qualcosa di generoso e positivo».

Nei panni della creatura una strepitosa Emma Stone. «Lanthimos – dice Dafoe – è un regista che ha la capacità di creare mondi. Ha creato un fantastico mondo in cui siamo entrati. Non ti dà indicazioni di regia, ti osserva e poi apporta i necessari aggiustamenti. Emma è fantastica, era tutto incentrato intorno a lei. Lei e Lanthimos hanno un rapporto speciale, ormai lei per lui è una musa ed è stato bello vedere questo rapporto. Eravamo sul set per dare sostegno a lei, che non è affatto una diva. Il set era molto felice».

Da un lato i ricordi di infanzia riportati alla memoria dal personaggio di Baxter («Sono cresciuto in continuo contatto con strumenti chirurgici perché spesso accompagnavo mio padre nel giro di cliniche», racconta Willem Dafoe), che hanno permesso all’attore di creare «una particolare relazione con questo film»: «Per tutte le persone l’idea di stare male e andare all’ospedale fa paura, ma io la lego a un ritorno in famiglia e mi ispira un senso di fiducia», precisa Dafoe. Dall’altro le ore infinite di trucco: «Il trucco è un fantastico strumento, perché ti consente di guardarti allo specchio e vederti sparire mentre emerge qualcun altro. – dice Dafoe – Ti offre lo spazio per provare altri tipi di sentimenti e altri modi di essere. È il nucleo e il cuore di fare finta. È comodo? Niente affatto. Ne vale la pena? Sempre».

Il Dr. Goldwin Baxter per Willem Dafoe si è insomma rivelato un personaggio tutto da scoprire e da formare. L’attore non riesce a non provare tenerezza nei suoi confronti, pur non avendo «una risposta per la salvezza degli uomini». «Con tantissimo umorismo – continua – dico che la rappresentazione degli uomini nel film è oppressiva nei confronti delle donne e sono sicuro che nel vederlo molti uomini si riconoscano nei personaggi. Le donne hanno più capacità di resistenza rispetto agli uomini. Ci sono tantissimi cambiamenti ora, e onestamente non so se vent’anni fa il film sarebbe stato accolto bene. Probabilmente no. Aggiungo però che il film esprime una liberazione personale attiva ed è qualcosa che vediamo attraverso gli occhi di una donna».

Infine, sullo stato delle sale contro il proliferare delle piattaforme, Dafoe sentenzia: «Non sono un’autorità in materia. Quest’anno sono usciti tanti bei film, alcuni finanziati dalle varie piattaforme di streaming. D’altra parte continuo a credere nella visione di un film nelle sale, non tanto per la dimensione dello schermo, ma per il fatto che l’impegno che una persona si assume nell’andare in un luogo neutrale con estranei lo trovo ancora molto importante».