Pace fatta tra i tifosi della Lazio e Pupi Avati. O almeno così si augura il regista, finito nel mirino della tifoseria biancoceleste perché nel suo romanzo ‘L’archivio del Diavolo’, in un dialogo, un personaggio dà del “laziale di mer..” ad un altro. Avati, in una lettera – che l’Adnkronos ha ricevuto in anteprima – indirizzata al presidente della Lazio, Claudio Lotito, e al direttore del ‘Corriere dello Sport’, Ivan Zazzaroni, afferma infatti: “Sul suo giornale leggo con estremo rammarico come due brevi battute tratte dal mio romanzo L’archivio del Diavolo, siano state considerate offensive nei riguardi della tifoseria laziale. Non era certamente nel mio intento ferire nessuno, tantomeno i tifosi di una delle squadre che sia per ragioni familiari (i miei figli tifano Lazio da sempre) che per ragioni affettive (sono amico di Pippo Inzaghi e di conseguenza grande estimatore di Simone da anni) considero una delle autentiche realtà ormai indiscutibili del nostro calcio”. 

“Con quello scambio di battute fra i guardiani notturni del Ministero di Grazia e Giustizia (scena tra l’altro ambientata nei remoti anni cinquanta) – sottolinea Avati – ho inteso dare verosimiglianza a un’interlocuzione corrente, salace e corrosiva, che tutt’ora si può udire in qualsivoglia contesto della Capitale. Probabilmente ho sbagliato, e me ne scuso davvero con Lei e con tutti i tifosi, nel non aver considerato che con quel paio di brevi battute, avrei urtato la sensibilità dei tanti seguaci della Lazio. In attesa dei nuovi goal del grande Ciro Immobile, vi saluto con amicizia”, conclude Avati.