Al Festival del Cinema di Porretta Terme, la proiezione di Tu mi turbi film che segna l’esordio alla regia di Roberto Benigni.

Spegne 40 candeline ‘Tu mi turbi’ geniale film che vide il debutto alla regia di Roberto Benigni. Un compleanno importante festeggiato alla 22esima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme diretto da Luca Elmi (2 – 10 dicembre), con la proiezione del film in 35mm grazie alla collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia.

Tu mi turbi, che fece vincere a Begnini il David di Donatello come miglior regista esordiente, affronta il tema della figura di Dio attraverso quattro episodi: ‘Durante Cristo..’, ‘Angelo’, ‘In banca’, ‘I due militi’. Ed è proprio quest’ultimo episodio che vede protagonisti Roberto Benigni e Claudio Bigagli nei panni di due soldati posti a guardia del monumento al milite ignoto al Vittoriano, che durante il loro turno di guardia passano dal farsi scherzi a dimostrare l’esistenza di Dio.

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Tu mi tubi, intervista a Claudio Bigagli

«Bisognerebbe godersi di più le cose quando accadono, perché poi te ne rendi conto di quanto sono belle. E quello è stato, insomma uno di quei casi » Esordisce così Claudio Bigagli, raggiunto da noi telefonicamente, quando gli chiediamo cosa si sia portato via da quell’esperienza. Attore, regista, commediografo, Bigagli a lavorato nel corso della sua carriera con registi quali i fratelli Taviani, Ettore Scola, Gabriele Salvatores.

«Me ne sono capitati altri di momenti straordinari nella mia carriera, ma Tu mi turbi, fa parte di un periodo particolare. Conoscevo già Nicoletta Braschi eravamo amici, e poi ho incontrato Roberto. Un mito. Quando mi ha chiamato per il provino, è stato un colpo di fortuna. Il testo, il dialogo che si vede sul grande schermo, era tutto perfettamente scritto c’era poco spazio per l’improvvisazione. Era perfetto.»

Un dialogo straordinario quello dell’episodio ‘I due militi’, girato come se fosse un atto unico teatrale.

«Girammo quell’episodio un po’ come nella tradizione dei film di Totò. Andavano sul set e ad un certo punto cominciavano a recitare. Nel film di Roberto non si andava a soggetto, perché il testo era tutto definito, ma lo spirito con cui avvenivano le riprese era quello: si faceva dall’inizio alla fine, si facevano delle tirate ogni volta. Ogni tanto Roberto si fermava, ricamava si inventava una cosa poi; a volte si tornava indietro. Però principalmente è stato come fare un atto unico per quattro o cinque giorni di fila. Insomma trovarsi vicino a uno come Benigni a questa specie di gigante, di fenomeno, per me è stata una delle esperienze più belle che mi porto ancora dentro.»

Foto@ufficio stampa Festival del Cinema di Porretta Terme