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L’incontro con Alessandro Gassmann avviene dopo la proiezione de Il Nome del Figlio, il delizioso film dell’Archibugi che ha portato l’attore nel 2015  ad essere candidato al  David di Donatello come miglior attore protagonista. Due ore di ottimo cinema che ci godiamo in un  Petruzzelli strapieno.  Una pellicola che vi suggeriamo di rivedere, un delizioso concerto di splendide interpretazioni con Lo Lascio, Golino, Ramazzotti, Papaleo e Alessandro Gassmann tutti protagonisti.

L’avvio è ottimo, la visione della pellicola scalda  il pubblico, per la maggior parte donne, che accoglie l’attore con grande entusiasmo come fosse Thor che entrare nel WalHalla. L'altezza c'è! 193 cm che non finiscono mai, giacca di pelle e maglietta nera, pantaloni bianchi e snikers. Le signore che ci siedono accanto sono prossime al collasso con gli smartphone tremanti.

Molti sono i temi toccati nell’incontro, il principale ovviamente è quello del rapporto tra padre e figlio. Eh si, non si può di certo far a meno di parlare di Vittorio Gassmann in un festival come quello di Bari che gli ha dedicato un'imponente retrospettiva. 

Alessandro ci piace moltissimo, è semplice, risoluto,  diretto e ci da l’idea di essere completamente emancipato dall'ingombrante eredità del padre. 

Un passo importante quello dell’emancipazione, Alessandro ci rivela come in realtà volesse fare l’ingegnere agrario e che, sin da piccolo, sia stato il padre a spingerlo verso la carriera artistica. 

Le prime esperienze di Alessandro sono a 17 anni  nel cinema con  Di Padre In Figlio, un film a due dove Vittorio Gassmann si propone di raccontare, attraverso la crescita del figlio, la trasformazione di un ragazzo in giovane uomo e di un uomo in vecchio. Ogni passo del nostro incontro è condito da aneddoti ed Alessandro non perde il gusto di strappare una sorriso raccontando ad esempio la sberla del padre che lo ha fatto piangere durante le lezioni di inglese o di essersi dovuto tingere biondo e obbligato per la parte a calcare il palcoscenico completamente nudo. Tutte cose che seccedono normalmente agli attori ma che al pubblico piace comunque sentire ed Alessandro lo sa benissimo.

Con totale serenità Alessandro confessa come all’inizio della sua carriera moltissimi lo cercassero solo per il cognome.  La sua maturità artistica e emancipazione dal padre, per ammissione dello stesso Alessandro, avviene con Il Bagno Turco di Ozpetec, un passaggio decisivo per la sua carriera. Un film che ha lanciato Gassmann e Ozpetec nell’olimpo del grande cinema italiano. Un film complesso che parla di omosessualità, un tema che oggi non dovrebbe creare tutto questo scalpore. Gassmann ringrazia simpaticamente la scemenza di tanti attori che nelle fasi di preparazione della pellicola, si parla del 1996, hanno rifiutato il ruolo a lui assegnato solo perchè si doveva interpretare un omosessuale e questo avrebbe potuto rovinare, a loro dire, la loro immagine e carriera.

Dopo aver parlato del padre e dell'inizio della carriera Gassmann si sofferma sul suo ruoo di ambasciatore dell’UNHCR, incarico a cui l’attore tiene moltissimo e che tra le tante esperienze lo ha visto co-produttore del docufilm TORN, Strappati. Una testimonianza lucida e sconcertante del delirio prodotto dalla guerra in Siria. Il punto di vista è quello del dramma sulla comunità culturale ed artistica del paese.  Una vera e propria guerra di deportazione che, secondo lo stesso Gassmann, è paragonabile a quanto successo nelle seconda guerra mondiale con l’olocausto.

Si passa poi ad argomenti più leggeri come il famoso calendario di Gassmann nei primi anni 2000 ridendo sulle pose e sullo shooting avvenuto in Messico in mezzo a turisti per lo più italiani. 

Alessandro Gassmann,  52 anni portati benissimo, padre, regista, attore, direttore di teatri, non sono in molti ad essere così belli, bravi e realizzati. In fondo Gassmann è un Brad Pitt Italiano capace e credibile in molteplici ruoli, quello dell’artista di successo, del divo dal sex appeal irresistibile, del testimone attento e credibile di una importante organizzazione umanitaria e del cittadino sensibile e presente, come dimenticare le sue incursioni mediatiche via Twitter.

Un uomo realizzato, un  vero e proprio personaggio a tutto tondo che riesce comunque a mantenere, malgrado tutto, i piedi per terra e a donarsi ad un pubblico complice con una grandissima serenità e semplicità.