L’attesa è finita: Francia e Croazia sono pronte a scendere in campo per conoscere il verdetto finale su Russia 2018. Teatro della sfida lo stadio Luzhniki di Mosca, autentico gioiello di architettura calcistica che aveva visto rotolare il primo pallone di questa manifestazione e, a distanza di un mese e un giorno, sancirà vinti e soprattutto vincitori. Lacrime di gioia o di delusione, le due facce così diverse della stessa moneta. Inedita, strana, inaspettata: sono tante le parole accostate alla finale tra gli uomini di Deschamps e quelli di Dalic.

L’unica certezza aspettando i novanta e più minuti, o perché no anche supplementari e calci di rigore, è che per la quarta edizione consecutiva sarà una formazione europea a sollevare il trofeo più amato dopo Italia, Spagna e Germania. Il sogno di ogni bambino e l’obiettivo di ogni calciatore potrebbe così finire nelle mani francesi, per tornare nei pressi di quel Deschamps che da calciatore sollevò la Coppa del Mondo a Francia ’98, oppure in quelle del capitano croato per vendicare la cocente eliminazione nella rocambolesca semifinale di vent’anni or sono.

L’ultima, decisiva curva di un percorso tanto breve a livello temporale quanto lungo ed estenuante per mente e corpo: la Croazia con un giorno di riposo in meno e ben tre partite consecutive terminate come minimo ai supplementari (Danimarca, Russia e Inghilterra), la Francia a caccia del secondo successo della sua storia dopo la delusione del 2006. Una delle nazioni che aveva preso parte alla prima edizione del lontano 1930, aggiudicandosi la partita d’esordio contro il Messico e con Laurent primo marcatore di sempre della manifestazione, contro un’altra relativamente giovane, figlia della disgregazione jugoslava e a lungo etichettata come squadra tanto eclettica quanto fragile, resa solida e insaziabile da Dalic al netto dello spropositato talento a disposizione.

Il ct francese da buon ex mediano è riuscito ad equilibrare il suo undici facendo affidamento sui muscoli e i polmoni del terzetto Pogba-Kanté-Matuidi, con Tolisso pronto a subentrare dalla panchina. Un collaudato 4-3-3 che vedrà quindi Lloris tra i pali e la linea difensiva formata da Pavard, Varane, l’eroe della semifinale Umtiti ed Hernandez. Davanti spazio all’estro di Griezmann e alla velocità di Mbappé, pronti a rifornire di assist Giroud.

Squadra che arriva in finale, non si cambia: Dalic la pensa come il suo collega ed è pronto a puntare nuovamente sul 3-5-2, lo stesso modulo del suo maestro Blazevic, ct capace di portare la Croazia al 3° posto a Francia ’98. Subasic tra i pali, Vrsaljko, Lovren, Vida e Strinic in difesa, Brozovic e Rakitic in mediana dietro al terzetto Rebic-Modric-Perisic a supporto di un Mandzukic galvanizzato dal gol vittoria contro l’Inghilterra.

Ancora poche ore alla finale dei Mondiali, l’evento più atteso prima di darsi appuntamento all’edizione qatariota del 2022. Un appuntamento con la storia: scrivere il proprio nome con inchiostro indelebile o veder lacrime bagnare la brutta copia di un capitolo chiamato “campioni”. Francia o Croazia, Croazia o Francia: ai posteri l’ardua sentenza.

Articolo a cura della redazione di Il Romanista

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