Ha giocato per venti anni in Serie A, collezionando più di 500 presenze, e ha vestito 36 volte la maglia della Nazionale. Eppure Roberto Mancini non ha mai giocato nemmeno un minuto in un Mondiale.

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Ha giocato per venti anni in Serie A, collezionando più di 500 presenze, e ha vestito 36 volte la maglia della Nazionale. Eppure Roberto Mancini non ha mai giocato nemmeno un minuto in un Mondiale. Colpa (anche) di una mini-tournée in America del 1984: l’allora ventenne, a pochi giorni dall’inizio degli Europei, si concede una notte di divertimento a New York e rientra in albergo alle 5 di mattina. Ad attenderlo, furioso come non mai, c’è “il Vecio”, il Ct Enzo Bearzot. «Subisco in silenzio il peggior cazziatone della mia vita – ha raccontato l’attuale tecnico azzurro in un’intervista a Paolo Condò per GQ – Me ne dice di tutti i colori: che non ha dormito per la preoccupazione, che mi sono comportato come un somaro, che non mi chiamerà mai più in Nazionale, nemmeno se segnerò 40 gol a stagione».

Detto, fatto: il “Mancio” torna a vestire la maglia dell’Italia oltre due anni dopo con Azeglio Vicini. Gioca gli Europei del 1988 e segna anche una rete contro la Germania Ovest (con tanto di esultanza polemica verso la tribuna stampa) ed è tra i più attesi a Italia ’90. Complice l’esplosione di Totò Schillaci e la predilezione del Ct per Baggio e Vialli, Mancini non scende mai in campo. «Io non sono riuscito a emergere in azzurro perché non ho mai avuto l’opportunità di giocare le cinque partite consecutive che mi servivano per entrare nel motore della squadra. Una gara modesta e Vicini la volta dopo mi lasciava in panchina. Io mi arrabbiavo, e sbagliavo, perché in Nazionale devi alzare il tuo livello di gioco».

Nel 1994, in occasione del Mondiale statunitense, Sacchi mette le cose in chiaro fin dall’inizio: «Per me sei la riserva di Baggio». Il 23 marzo a Stoccarda Mancini, all’epoca stella della Samp, gioca titolare un’amichevole contro la Germania, ma il Ct lo sostituisce alla fine del primo tempo. Per Roberto è la goccia che fa traboccare il vaso: «Mister, lei non è stato ai patti: non mi chiami più, ho chiuso con la Nazionale». Niente USA ’94 per lui: quella resterà la sua ultima partita in azzurro. «Fu una cretinata enorme, perché in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei giocato moltissimo. Risultato: non ho giocato un minuto al Mondiale, e la trovo un’assurdità, anche se in buona parte la colpa è mia».

Ora siede sulla panchina della Nazionale: anche stavolta, per certi versi, è una scelta tecnica. Ma stavolta a fare le scelte è proprio lui: l’Italia si è affidata a Mancini per ripartire dopo la mancata qualificazione a Russia 2018. Il “Mancio” avrà l’occasione di disputare una Coppa del Mondo da protagonista, a patto che gli azzurri riescano a qualificarsi per Qatar 2022. Un passo alla volta, però: «Ora penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa».

Articolo a cura della redazione di Il Romanista

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