La nostra intervista a Paola Chiaraluce, prima eliminata dell’ottava edizione di MasterChef. Paola ci racconta come ha vissuto questa esperienza.

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MasterChef 8, esce Paola: “Il più agguerrito? Gilberto. Il malore di Guido era reale”

La prima eliminata dell’ottava edizione di MasterChef è Paola Chiaraluce, la product manager che da 8 anni vive a Dublino e che è sfortunatamente caduta alla fine di un serratissimo Pressure Test, che ha messo alla prova le abilità tecniche dei concorrenti.

Essere protagonisti della prima eliminazione non fa mai piacere, ma raggiungiamo Paola telefonicamente e sembra averla presa con filosofia.

“Per me è stata tutta una sorpresa. – commenta infatti – Non mi aspettavo di entrare e ho affrontato le prove in modo naturale. Ero me stessa ed ero certa di ciò che sapevo fare, penso di essere andata avanti per questo ai provini. Quando si è formata la Masterclass ho conosciuto gli altri concorrenti, passavamo molto tempo insieme e non capita tutti i giorni di poter parlare della tua passione con persone veramente brave. Mi sono stupita di quanto fossero tutti preparati, avessero l’obiettivo di cambiare vita e vedessero Masterchef come un modo per fare qualcosa di diverso. Io, però, non l’ho vissuta così. Per me era un’opportunità, non come una chiave di svolta. Non sapevo dove mi avrebbe portato, mi ha fregato questo. Non credevo molto in me e nella mia capacità. Non avevo paura della sconfitta, ma solo di me stessa”.

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Paola, di fatto, è già tornata a Dublino e ci confessa che presto cambierà lavoro.

“Inizierò un nuovo lavoro. – commenta – Da questa esperienza ho capito che per me la cucina deve rimanere una passione da coltivare nel privato. Non è una cosa da dieci minuti, la lentezza per me è necessaria. La cucina è relax”.

Paola aggiunge che ha vissuto troppo poco la realtà del talent show culinario per poter esprimere un’opinione sui giudici (“La verità è che non ho avuto molte occasioni per stabilire un rapporto con loro e, rispetto a quello visto in tv, con me si sono relazionati poco. In nessuna prova per il mio piatto c’è stata una vera discussione sul cibo e questo mi dispiace, ho avuto poche occasioni di confronto”) né sui concorrenti. Tra i più agguerriti Paola cita Gilberto, anche se – a suo parere – “tutte le persone giovani in gara hanno le carte in regola per fare questo lavoro nella vita, ma la passione da sola non basta. Serve spirito di sacrificio”.

Una domanda su Guido, però, ci sembra imprescindibile. Chiediamo a Paola se il “malore” secondo lei era reale o un po’ strategico.

“Tra di noi per qualche giorno non abbiamo parlato d’altro. – ci risponde – Pensavamo tutti che se stava così male poteva lasciare spazio a qualcun altro. Era il pensiero comune. Però sì, è stato molto male. Nelle prime settimane non era neanche con noi. All’inizio ci sembrava tattica e pensavamo che ci fossero altre persone in forma a cui magari poteva lasciare il posto. Quando l’abbiamo conosciuto, però, abbiamo capito quanto fosse bravo e capace”.

E come la mettiamo con le omelette?

“Le cose più semplici sono le più difficili. – precisa Paola – Come la pasta e fagioli. Credo di essere stata sfortunata nelle prime due prove del Pressure Test. Con la maionese ho fatto un erroraccio, mi mangerò le mani per questo. Se non buttavo un recipiente per sbaglio probabilmente mi sarei salvata. L’uovo in camicia non era l’uovo migliore, ma c’erano uova in camicia peggiori del mio. L’omelette si commentava da sola. Penso abbiano tenuto conto alla fine solo di quella e va bene così. Sono contenta di essere arrivata lì e penso che Masterchef ti riservi delle emozioni fortissime che avevo sottovalutato. Alla fine, però, sono uscita quando era tempo di uscire. Sai come si dice? Niente accade mai per caso”.

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