Netflix “la tocca piano”, come si dice in gergo, e riparte con Tredici senza lesinare colpi di scena, nuovi misteri e immagini ancora più forti: con una consapevolezza, che niente è come ci sembrava nella prima stagione

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La seconda stagione di Tredici inizia con una prima puntata tutt’altro che soft: tempo speso per riannodare i fili della scorsa stagione, poco meno di dieci minuti, e poi si parte subito con nuovi misteri e nuove rivelazioni.

La prima stagione ha insegnato molto agli autori, che prima di tutto hanno lanciato un messaggio agli spettatori direttamente dalla bocca dei protagonisti: gli attori che interpretano Hannah, Clay, Jessica e Bryce, in una clip prima della sigla iniziale, si rivolgono al pubblico spiegando che la serie tratta temi molto delicati e che se qualcuno si riconosce nelle situazioni trattate forse è meglio non guardarla, poi incitano chi si trova in situazioni di fragilità a chiedere aiuto.

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Come ci aspettavamo, la prima puntata è incentrata sul processo che alla fine la famiglia di Hannah Baker è riuscita ad ottenere contro il Liberty High. Processo che mette in agitazione tutta la scuola, visto che molti studenti sono chiamati a testimoniare. A partire da Tyler, il fotografo, che sul banco dei testimoni fa una rivelazione inedita: ha visto Hannah scattarsi foto sexy in camera sua.

La famiglia di Hannah ci viene mostrata, in questa prima puntata, in una veste leggermente diversa: il padre è sparito, la madre porta avanti da sola la sua battaglia. Ma da diversi flash back si capisce che quando Hannah era in vita non era tutto rose e fiori come avevamo capito durante la prima stagione: la mamma criticava spesso Hannah per l’aspetto fisico e per come si truccava e la incitava a “non fare tragedie” quando lei ci rimaneva male.

Clay Jensen tenta di andare avanti con la sua vita ma è difficile, visto che la nuova fidanzata che si è scelto è una problematica autolesionista ed in più il ragazzo ha visioni di Hannah (decisamente patologiche, ma interpretiamole come un simbolo)

A scuola la situazione è molto tesa: Alex, come avevamo anticipato, si è salvato dopo il tentativo di suicidio ed è tornato fra i banchi insieme a Jessica, anche lei reduce dalla difficile decisione di denunciare la violenza subita. Alex cerca di capire il senso del biglietto che ha lasciato prima di spararsi alla testa (“Potevo impedirlo”), ma non ricorda nulla, Jessica è costretta a trovarsi di nuovo faccia a faccia con Bryce, il suo stupratore, e con la fidanzata, capo delle cheerleader.

In questa prima puntata sono molte le persone che sembrano avere qualcosa da nascondere: Tony, ritenuto il meno colpevole fra i tredici delle cassette di Hannah Baker, è invece coinvolto in qualcosa che non vorrebbe venisse mai alla luce. E anche Hannah, a quanto pare.

Poi c’è la Polaroid infilata nell’armadietto di Clay: c’è un gruppo di persone ad una festa, ragazze e ragazzi che si divertono, mentre l’alcool scorre a fiumi. Dietro, una scritta: Hannah non era l’unica. A mettere la foto nell’armadietto, un personaggio nuovo, Scott, giocatore di footaball ed amico di Bryce.

L’episodio termina con un’immagine forte: qualcuno impicca fuori dalla casa di Jessica una bambola gonfiabile con una scritta oscena sopra. Le cose al Liberty High sono decisamente più complicate di quello che sembravano

Recensione Tredici 2×01, La prima polaroid

Ci sembra che in questa seconda stagione si vogliano cambiare le carte in tavola: chi era buono (Tony, la mamma di Hannah) sembra non esserlo più, chi era la vittima (Hannah stessa) sembra avere qualcosa da nascondere.

Il dramma adolescenziale sta diventando un giallo a tutti gli effetti: in una scuola superiore dove viene vietata la parola “suicidio” e in un mondo dove una ragazza che ha subito violenza continua a frequentare la stessa scuola del suo stupratore, c’è solo da augurarsi che si mantenga intatta un minimo di credibilità. Anche perchè la vittima-non-solo-vittima è un tema ancora più delicato da proporre ad un pubblico giovanissimo.

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