Tmb Salario, storia sconvolgente e che porta con se’ una carrellata di polemiche. L’impianto Ama era stato oggetto delle proteste dei cittadini: non più tardi di due mesi fa’ avevano manifestato per chiederne la chiusura. Vi raccontiamo la storia dell’impianto e dell’origine delle polemiche

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Tmb Salario, storia che puzza di bruciato. L’incendio all’impianto Ama di Via Salaria 981 è un incidente che poteva essere scongiurato. I residenti del Municipio III sono stati invitati a chiudere le finestre e a non fare uscire i bambini nei cortili delle scuole. Tanta rabbia intorno a questo sfortunato avvenimento. Soprattutto perchè poco tempo fa’, a Ottobre, i cittadini avevano manifestato in piazza per chiedere la chiusura dell’impianto.

Tmb Salario, storia che puzza dal 2011 al 2018

Al civico 981 di via Salaria, i lavori di selezione e trattamento dei rifiuti sono iniziati nel 2011. L’impianto è stato adibito a una delicata operazione di frazionamento fra i rifiuti indifferenziati e l’umido, per separare la parte secca da quella umida. Segue la trasformazione della prima in CDR (combustibile derivato dai rifiuti) e della seconda in FOS (frazione organica stabilizzata). Cinque le fasi di lavorazione e altrettante le sezioni di cui è composto lo stabilimento. La soglia di capacità di trattamento dell’impianto ammonta a 750 tonnellate di rifiuti al giorno.

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È noto che lo stabilimento avesse bisogno di ristrutturazioni importanti per raggiungere questi standard con efficacia e in sicurezza. È stato accertato come l’impianto lavorasse al 60% e anche il rapporto dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) aveva sottolineato l’urgenza di intervenire su uno stabilimento che assomigliava sempre più ad una discarica. Si legge nel rapporto:

“Si è accertato che il rifiuto derivante dal trattamento di stabilizzazione svolto non ha le caratteristiche di una Fos (frazione organica stabilizzata) e presenta elevate caratteristiche di putrescibilità”

Da queste parole emergono le motivazioni del fortissimo odore che da subito mise in allarme i residenti. A causa del rilevamento di un livello di operatività insufficiente, l’Arpa ha negato al Tmb Salario il rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale).

Cittadini in prima linea contro l’impianto che intossica il quartiere

I residenti hanno subito accusato gli effetti negativi dell’apertura dell’impianto. Sono stati e continuano ad essere in molti ad accusare problemi respiratori, arrossamento degli occhi e altri tipi di malessere dovuti all’odore nauseabondo a cui sono esposti ogni giorno, nel loro quartiere. Una zona di Roma che si è svuotata; i cittadini sono letteralmente fuggiti dai miasmi dell’impianto.

Quelli rimasti, barricati in casa per non far entrare l’odore pungente dei rifiuti, si sono organizzati in movimenti per manifestare il proprio dissenso e chiedere la chiusura dell’impianto. Per otto anni i Comitati di Quartiere e il movimento NO TMB hanno organizzato manifestazioni e presidi. Un altro incendio nel 2015, aveva danneggiato il Tmb, già non completamente funzionante – ricordiamolo – tenendolo in stallo da Aprile a Novembre. In quell’occasione fu l’ex Sindaco Marino a promettere la chiusura; il resto è storia.

I cittadini non si sono arresi: ma giusto ad Ottobre l’ultima iniziativa aveva raccolto una deludente risposta dal Comune. Se da una parte la Sindaca Raggi ha promesso di chiudere l’impianto nel 2019, dall’altra l’assessora Pinuccia Montanari aveva negato le criticità dell’impianto e l’ad di Ama, Lorenzo Bagnacani, replicò con il seguente commento: “Ne abbiamo bisogno e finché lo abbiamo perché non farlo lavorare?”

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