Rifiuti a Roma, l’Ama potrebbe fallire? La ricerca di R&S Mediobanca evidenzia i veri problemi dell’Azienda Municipale per l’Ambiente di Roma.

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Fiumi di soldi pubblici, migliaia di dipendenti e una città come Roma da mantenere pulita. L’Ama proprio non ce la fa a compiere il suo dovere e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Da mesi, da anni.

L’emergenza rifiuti della capitale è ormai diventata ordinaria, nonostante l’Azienda Municipale per l’Ambiente di Roma possa contare su un personale piuttosto numeroso e su risorse economiche “stratosferiche”.

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A fare le pulci alla municipalizzata capitolina è Riccardo Gallo, ex commissario straordinario di tre aziende in crisi (Autovox, Fidia Farmaceutici e Sir-Rumianca), che in un articolo su Il Foglio critica fortemente la gestione dell’azienda lasciando intendere che sia prossima al fallimento.

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Per supportare la sua tesi, Gallo sciorina alcuni dati contenuti in uno studio di R&S Mediobanca del luglio 2018 e avverte: una delle più grandi aziende municipali d’Italia ha un capitale di rischio pari ad appena il 13% del totale dell’attivo, a fronte di una media nazionale – relativa alle imprese che operano in Italia – di circa il 40%.

Un numero che dà una prima misura della debolezza della società” annota Gallo.

Seconda nota dolente di Ama è il numero di dipendenti, che attualmente sono oltre 12mila, una cifra non solo molto elevata ma che è ben oltre la media del settore.

Un altro dato che Gallo ritiene “rilevante” riguarda i contributi pubblici che l’Ama riceve: “Nel 2016 ha preso 772 milioni, più del 91% di tutti i suoi ricavi (852 milioni), più della metà di quanto ricevuto dall’intero settore dell’igiene pubblica in Italia (1.438 milioni), quasi il doppio del suo costo del lavoro (428 milioni)” denuncia.

Cifre “stratosferiche” che se riportate nella media nazionale farebbero sgonfiare quei 772 milioni percepiti nel 2016 ad appena 136 milioni. L’eventuale ammanco nelle casse di Ama sarebbe di circa 636 milioni, ben oltre di quanto spende per retribuire il numeroso organico alle sue dipendenze, cioè circa 428 milioni di euro.

Insomma, il ragionamento è chiaro: “In altri termini, in questa ipotesi, l’azienda dovrebbe smantellare per intero il proprio organico. Insomma, si evidenzierebbe un esubero occupazionale pari al cento per cento. Se ne può concludere che l’azienda è totalmente assistita dalla mano pubblica”.

Ma di fronte a questi dati allarmanti, l’Ama assolve efficacemente il suo compito? Gallo risponde con un altro numero, 43%, che rappresenta la percentuale di raccolta differenziata della città eterna, inferiore a quelle di “Vicenza (67%), Venezia (65%), Perugia (62%), Torino e Firenze (59%), Bologna (57%), Milano (56%), Terni (52%) e Verona (49%), che di contributi pubblici non prendono un quattrino”.

(foto @shutterstock)