Incredibile ritrovamento archeologico a Ponte Milvio: si tratterà della domus di qualche famiglia patrizia o di un luogo di culto? A breve il cantiere archeologico verrà richiuso e coperto, e gli studi proseguiranno in laboratorio. Ecco cosa si è scoperto fino ad ora…

A Ponte Milvio gli scavi Acea portano alla luce un tesoro archeologico

Un ritrovamento molto particolare quello rinvenuto sulle sponde del Tevere, nei pressi di Ponte Milvio. Tutto è iniziato questo autunno, durante alcuni scavi di archeologia preventiva per lavori di Areti sui sottoservizi della rete elettrica di Acea. Arrivati a circa due metri al di sotto del livello della pista ciclabile e 4 metri sotto l’altezza di Lungotevere Maresciallo Diaz, gli scavi portarono alla luce quella che sembrava una domus patrizia. Poi, per motivi climatici, i lavori sono stati interrotti.

Lo scavo archeologico è stato riaperto circa un mese fa e quello che ha portato alla luce è sorprendente. Si tratterebbe di un complesso di costruzioni del I e II secolo. Al di sopra di questo complesso, poi, è stato edificato un altro edificio. Un grande ambiente rettangolare con marmi policromi, decorazioni floreali e quello che sembra un abside – anch’esso costruito in marmo pregiato. A completare il tutto, due ambienti di forma circolare e un’ultima area contenente alcune tombe.

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Il ritrovamento archeologico sul Tevere e l’enigma: domus, tempio o sepolcro?

All’inizio, nove mesi fa quando trovammo le prime lussuosissime decorazioni marmoree, si pensò a una domus – ha raccontato il direttore scientifico dello scavo, Marina Piranomonte – forse la villa suburbana di una ricca famiglia. (…) quando abbiamo ripreso le ricerche, qualche settimana fa, ci siamo imbattuti in tre tombe poco compatibili con un’abitazione privata, di cui è stato possibile aprirne soltanto una. Così ha preso piede l’ipotesi di un luogo di culto cristiano, con annessi mausolei. Plausibile visto lo stile tondeggiante delle decorazioni, di rottura rispetto ai canoni imperiali, e soprattutto alla luce dell’Editto di Costantino che nel 313 riconobbe la libertà di culto ai cristiani. Ma purtroppo non ci sono elementi inequivocabili per identificarlo come chiesa”.

Il ritrovamento è di grande valore ed interesse, ma la Soprintendenza ha dichiarato l’intenzione di richiuderlo al più presto per motivi di sicurezza. “Da un lato ci sono le sponde del Tevere con gli annessi pericoli di frane e inondazioni – fa notare il soprintendente – mentre dall’altro c’è una delle principali arterie della circolazione in città, sotto cui si estende il resto della struttura solo parzialmente rinvenuta. Per ora è impossibile ampliare le dimensioni dello scavo, a meno che non si fermi la viabilità su questo tratto di Lungotevere. Se vogliamo proteggerla non possiamo che interrarla di nuovo, con ogni accortezza e al più presto”.

Tuttavia i materiali rilevati dallo scavo saranno analizzati in laboratorio: chissà cosa scopriremo su questa misteriosa costruzione!