Da millenni il 24 giugno si celebra la festa di San Giovanni.

Giovanni Battista è l’unico Santo, insieme alla Vergine Maria, di cui si celebra il giorno della nascita terrena (il 24 giugno appunto), oltre a quello del martirio (il 29 agosto). Tra le due date, però, quella più usata per la venerazione è la prima.

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Nella notte tra il 23 e il 24 giugno proprio a San Giovanni in Laterano si svolgeva una grande festa.
Era una delle principali festività popolari più sentite a Roma per festeggiare San Giovanni Battista, protettore dalla cattiva sorta.

Perché è conosciuta anche come la “Notte delle Streghe”?

La festa cominciava la notte della vigilia, una notte vicino al solstizio d’estate, la cosiddetta “notte delle streghe”.

Secondo le tradizioni popolari, si credeva che in quel particolare momento astrale le streghe avrebbero sorvolato Roma passando sopra la Basilica di San Giovanni, per recarsi all’annuale sabba, ovvero il convegno che si teneva in presenza del demonio e durante il quale venivano compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.

In Italia uno dei più luoghi preferiti dalle streghe per il sabba era il noce di Benevento. Si trovava a Pian della Cappella, sul fiume Sabato e per molti secoli fu venerata come pianta sacra dai longobardi di Benevento, finché nel ‘663 il vescovo Barboto la fece sradicare.

Nel corso dell’incontro, le streghe raccoglievano erbe per creare pozioni con le quali “incantare” gli uomini e distribuivano filtri ed elisir d’amore e fortuna. Le credenze popolari vogliono che l’Angelo dell’amore esca unicamente la notte di San Giovanni e scocchi i suoi dardi per far sorgere la passione.

La gente partiva allora da tutti i rioni di Roma, al lume di torce e lanterne (i fuochi di San Giovanni) e si concentrava vicino la Basilica di San Giovanni in Laterano per pregare il santo.

Per non fare entrare le streghe in casa, fuori delle porte, prima di uscire a festeggiare, venivano appesa una scopa e un barattolo del sale, oppure due scope messe in croce e delle teste d’aglio.
Si raccontava che le streghe per entrare dovessero prima contare tutti gli zeppi della scopa o i grani del sale e se sbagliavano doveva ricominciare da capo!

Cosa succedeva durante la “Notte delle Streghe”?

La partecipazione popolare era massiccia, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto si faceva rumore con trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi.

Perché si mangiano le lumache il giorno di San Giovanni?

Nel ‘900, ’appuntamento notturno in Piazza San Giovanni con il tempo divenne un festoso incontro in cui si portava del cibo, in un “callaro”, ovvero un enorme pentolone, tra cui le lumache al sugo dal “forte sapore allegorico”.

Si riteneva che i quattro cornini delle lumache potessero essere fonte di discordia e quindi mangiare le lumache, le cui corna rappresentavano preoccupazioni, significava distruggere le avversità. Le lumache erano condite con aglio, sugo e peperoncino e , per migliorarne la digeribilità, veniva accompagnato da buon bicchiere di vino bianco dei Castelli e si cantavano serenate e stornelli.

Un’altra particolarità è che durante la Festa di San Giovanni in molti si facevano anche il bagno nel Tevere, per godere delle proprietà benefiche di cui si pensava si arricchissero le acque in quella notte magica. Inoltre era permesso bagnarsi nella fontana di San Giovanni poiché si pensava che quel giorno il Santo donasse particolari virtù.

La festa si concludeva con lo sparo del Cannone da Castel Sant’Angelo, che era il segnale di inizio della messa celebrata dal papa alla Basilica di San Giovanni, al termine della quale dalla loggia gettava monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente.

Oggi, purtroppo, la tradizionale festa di San Giovanni ha perso quasi del tutto la sua antica importanza, ma rivive da alcuni anni a questa parte in alcune manifestazioni organizzate per l’occasione.