Con una visione e sensibilità tutta al femminile, in una narrazione non priva di ironia, la regista ci introduce in un ricercato intreccio di personaggi ed eventi che si inanellano anche con salti temporali inattesi, nel microcosmo di un condominio della capitale armena.
Yerevan, a cavallo degli anni ’90, è luogo di grandi cambiamenti politici e sociali. Il devastante terremoto dell’88 e l’impegno militare in sostegno alla popolazione armena nel Nagorno Kharabagh, entrano nel quotidiano della gente comune, segnando profondamente la ricerca d’identità della neonata repubblica ex sovietica.
Ogni appartamento nasconde una storia complessa e la vita condominiale fatta di saluti e incontri fugaci, diventa un caleidoscopio che ci restituisce un realistico riflesso d’Armenia.