Considerata opera minore di Eugene Ionesco, ma di un’attualità disarmante, al Teatro Vascello fino al 24 febbraio è andata in scena una fedele riproposizione di “Delirio a due” che ne dimostra la forza di contenuto e la sottile intelligenza verbale.

A portare in scena la piece è un coraggioso Fabio Galadini che, regista e protagonista con Valentina Morini, riesce con perizia a restituire al pubblico partecipe un testo di non facile comprensione, ma che scardina le certezze dicotomiche di bene e male, superando il manicheismo contemporaneo e rimischiando le carte.

Con un crescendo di ritmi dati dalla giustapposizione registica di suoni e azioni e dall’estrema precisione degli attori, “Delirio a due” di Ionesco, nelle mani di Fabio Galadini, diventa un’esplosione paradossale di ironia e tragedia, per 50 minuti di spettacolo in cui nulla è lasciato al caso.

Nonostante la scarna scenografia, dovuta anche agli spazi della sala piccola del Vascello, la mimica degli attori colpisce nel segno costruendosi intorno un interno casa in via di distruzione, sotto attacco e accerchiato dalle truppe.

Buoni o cattivi?

È buono chi vince o è buono chi perde?

E chi ha vinto farà meglio di chi ha perso?

Gli oppositori alla pace, sono come gli oppositori alla guerra?

Con intelligenza sopraffina, in un susseguirsi sincopato di battute irresistibili, lo spettacolo apre una finestra sui grandi temi della filosofia e della storia contemporanea, destabilizzando lo spettatore e portandolo ad analizzare il grande e confuso “blob” sociale che ci circonda.

Unica pecca: la durata. Troppo breve per lasciare assaporare a pieno le capacità attoriale di Valentina Morini e Fabio Galadini.