In Via di Ripetta, a due passi da Piazza del Popolo, si affaccia – tra negozi di abbigliamento e fast food – il rinomato ospedale delle bambole di Roma, meglio conosciuto dai cittadini come il “negozio del terrore” della Capitale.

In Via di Ripetta, a due passi da Piazza del Popolo, si affaccia – tra negozi di abbigliamento e fast food – il rinomato ospedale delle bambole di Roma, meglio conosciuto dai cittadini come il “negozio del terrore” della Capitale.

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Non lasciatevi impressionare dalla vetrina in cui, ammassate l’una sull’altra, sono esposte teste di bambole pelate, con un occhio solo o graffiate, pezzi di gambe e braccia di bambolotti ormai irreparabili: all’interno del laboratorio, regna l’armonia più profonda e vale la pena entrarci anche soltanto per dare un’occhiata e respirare un’atmosfera particolare, quasi sospesa nel tempo, che sta piano piano svanendo.

Sembra anacronistico parlare di un negozio che ripara giocattoli antichi, quando ai nostri tempi compriamo e cambiamo giochi con la facilità con cui respiriamo, eppure l’ospedale delle bambole di Roma resiste al tempo che passa, alle mode, alla crisi e alla tecnologia.

Sull’insegna leggiamo “Restauri Artistici Squatriti: Ospedale delle bambole” e in queste poche parole è racchiusa la sua essenza: un piccolo laboratorio d’arte di 15 mq a conduzione familiare che dona nuova vita, con amore, delicatezza e impegno, a giocattoli ormai dimenticati in fondo all’armadio.

Attualmente a mandare avanti il negozio sono Federico Squatriti e sua madre Gesolmina, di 76 anni, che ogni giorno, in 12 ore di lavoro certosino, riparano 4-5 pezzi: nell’ospedale delle bambole di Roma, però, entrano anche clienti che vogliono riparare soldatini, pupazzi di pezza, marionette, vasi etruschi oppure oggetti d’antiquariato.