A Roma c’è un incrocio che raccoglie quattro angoli di quattro fontane dove poter vedere in lontananza i tre obelischi della città

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Roma non smette mai di stupire e sorprendere chiunque la visiti, ogni angolo ha una storia da raccontare ed ogni monumento un passato che rende la città eterna. Dal Colosseo a piazza Navona, Fontana di Trevi e Circo Massimo. Sono infinite le bellezze racchiuse nella Capitale e tra queste c’è un incrocio che fa impazzire i turisti: da quel punto si possono vedere contemporaneamente tre obelischi.

Roma, l’incrocio più gettonato dai turisti: le sue caratteristiche

Sapete perché Roma è una delle città più belle del mondo?

Poiché è l’unica dove in posto ben preciso è possibile vedere nello stesso momento ben tre diversi obelischi. Avete mai sentito parlare di Via delle Quattro Fontane? Si tratta di una piazza in incrocio che si trova tra le antiche Via Porta Pia e Via Felice.

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In questo punto ben preciso si incrociano i quattro angoli di quattro fontane, che danno il nome all’incrocio, all’omonima strada e alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane.

I turisti, quando giungono qui, non possono fare a meno di fotografare il posto e vedere in lontananza l’Obelisco Esquilino presso Santa Maria Maggiore (a sud-est), l’Obelisco Sallustiano presso Trinità dei Monti (a nord-ovest), l’Obelisco del Quirinale (a sud-ovest) e la facciata interna di Porta Pia (a nord-est). L’incrocio sul quale si trovano le fontane è oggi il punto che raccolgono tre rioni diversi: Monti, Trevi e Castro Pretorio.

Via delle Quattro Fontane

L’ideatore del progetto fu Sisto V che, dopo la Fontana del Mosè e contemporaneamente a quella davanti al palazzo del Quirinale, volle che l’incrocio venisse decorato. Così chiamo al rapporto un artista, di cui non si conosce il nome, che progettò il piano e sviluppò una fontana per ogni angolo del quadrivio, senza che il traffico urbano venisse intralciato.

A differenza delle Fontana di Mosè e dell’acquedotto, il papa decise di chiedere aiuto alla munificenza dei privati così da rendere l’opera semipubblica.

FOTO: SHUTTERSTOCK