Per oltre cinquant’anni è stato un punto di riferimento per ballerini, insegnanti e professionisti dello spettacolo ma lo IALS – l’Istituto per l’addestramento dei lavoratori dello spettacolo di Roma – chiude. L’istituto ha infatti annunciato la cessazione delle proprie attività nella storica sede di via Cesare Fracassini, al Flaminio. Una notizia che scuote il mondo della danza romana e non solo, lasciando dietro di sé tanto sgomento e mille domande sul futuro di un’istituzione culturale tanto radicata.
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Roma, chiude lo IALS: il motivo
La notizia con il quale lo IALS ha annunciato che chiude nella storica sede a Roma è stata data con un messaggio netto. Dopo oltre mezzo secolo, la cooperativa Ials ha dovuto fermarsi per mancanza di sostegno pubblico. Negli ultimi quattro anni, infatti, i fondi già assegnati all’organismo – riconosciuto come di promozione della danza dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – sono stati prima sospesi e poi definitivamente negati per il triennio 2025-27.
Tuttavia, pare che non abbia raggiunto la soglia minima necessaria per accedere ai contributi. La decisione ha dunque messo in ginocchio la scuola, aggravando una situazione già compromessa dai debiti accumulati in anni di gestioni difficili e dall’eredità del peso dei due anni di pandemia.
A pendere come una spada di Damocle era il costo della locazione dei locali. Quando la proprietà, dopo mesi di trattative, ha chiesto il pagamento anticipato senza fornire garanzie scritte, si è reso di fatto impossibile l’avvio di un nuovo anno accademico.
La notizia ha colpito profondamente la comunità della danza, a Roma e in tutta Italia. Per decenni, lo Ials non è stato solo una scuola, ma una vera “casa” per ballerini e lavoratori dello spettacolo: corridoi e sale erano considerati luoghi quasi mitici di incontri, audizioni e amicizie nate tra una lezione e l’altra.
Nonostante lo stop, lo Ials ssd ha già opzionato una sede alternativa. Si tratta però di uno spazio che, per mantenere gli stessi standard, richiederà tempi di allestimento più lunghi. La speranza dichiarata è quella di poter riaprire, seppur in un’altra forma, senza disperdere l’eredità di una scuola che ha formato e accolto migliaia di professionisti.
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