Antico Caffè Greco: lo sfratto slitta ancora, nuova data il 22 settembre

Lo storico Caffè Greco di via Condotti, nel cuore di Roma, continuerà per ora a rimanere al suo posto. L’atteso sgombero, fissato per oggi dopo anni di battaglie legali, è stato rinviato nuovamente: la nuova scadenza è stata fissata al 22 settembre.

Un contenzioso infinito

Il locale, fondato nel 1760 e dichiarato bene di interesse storico-culturale nel 1953, è da anni al centro di un duro scontro giudiziario. Da una parte ci sono i gestori, Flavia Iozzi e suo marito Carlo Pellegrini; dall’altra l’Ospedale Israelitico, proprietario dell’immobile. La Cassazione, con una sentenza del luglio 2024, aveva dato ragione alla proprietà, dichiarando concluso il contratto di locazione già scaduto nel 2017.

Nonostante ciò, lo sfratto non è mai stato portato a termine, complice la complessità della vicenda e i vari rinvii.

Pellegrini non ha nascosto la sua determinazione: “Dopo otto anni di battaglia, non ci fermeremo qui. L’unica soluzione plausibile resta un accordo tra le parti, come suggerito anche dall’Avvocatura dello Stato”.

Il gestore ha ricordato le diverse proposte avanzate per salvare il locale: dal pagamento di un canone annuo di 800mila euro all’acquisto dell’immobile per 10 milioni. Offerte che, secondo lui, sarebbero state rifiutate dall’Ospedale Israelitico nonostante risultassero vantaggiose persino rispetto al piano di risanamento della struttura sanitaria.

Un simbolo da preservare

Oltre al nodo economico, resta aperta la questione del vincolo che obbliga i locali di via Condotti a mantenere la destinazione d’uso a “Caffè Greco”. Un punto che, secondo i legali dei gestori, complica l’attuazione dello sfratto e richiederà l’intervento del Giudice dell’Esecuzione e, probabilmente, del Ministero della Cultura.

Fino al 22 settembre, dunque, il destino del Caffè Greco resta sospeso. Intanto, la storica caffetteria continua a essere osservata speciale: da secoli punto di ritrovo per artisti e intellettuali, da Leopardi a Nietzsche, è oggi al centro di una vicenda che intreccia cultura, diritto e interessi economici.