Quartiere Coppedè: il lato magico e inquietante di Roma che pochi conoscono

A Roma, a pochi passi da piazza Buenos Aires c’è un luogo che sembra sempre sospeso tra i colori del sogno e l’abisso dell’incubo. Con i suoi archi monumentali, le torri, i mosaici e tantissimi simboli arcani si intrecciano in un labirinto di dettagli che cattura chiunque lo attraversi. Stiamo parlando del quartiere Coppedè, che cela il volto più misterioso e affascinante di Roma, un angolo dove la fantasia diventa architettura e l’arte nasconde segreti esoterici. Scopriamolo meglio insieme.

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Roma: il mistero di Coppedè. Un sogno liberty tra simboli, miti e misteri

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Ideato tra il 1915 e il 1927 dall’architetto fiorentino Gino Coppedè, l’omonimo quartiere è un mosaico di stili: liberty, gotico, barocco e art déco convivono in un’armonia visionaria.

Coppedè, figlio di un ebanista e appassionato di simbolismo, riempì le facciate di allegorie: draghi, api, maschere, stelle a otto punte e tridenti massonici. Il suo lampadario in ferro battuto, sospeso sotto l’arco di via Dora, rappresenta la luce della conoscenza, mentre la Fontana delle Rane in piazza Mincio simboleggia la rinascita.

Ogni palazzo cela un messaggio: dal “Villino delle Fate”, che omaggia Firenze, Venezia e Roma, alla “Palazzina del Ragno”, dove il motto Labor invita alla fatica come via verso la sapienza. In ogni decorazione, la bellezza si fonde con l’occulto, trasformando la passeggiata in un percorso iniziatico.

Anche perché Coppedè non offre solo architettura: è atmosfera. Dario Argento lo scelse come scenario di film cult come Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo, trasformando i suoi archi e le sue fontane in quinte per incubi surreali. Le luci tremolanti del lampadario, le ombre dei portali e il silenzio di piazza Mincio diventano materia di brivido e poesia. Anche altri registi, da Francesco Barilli a Carlo Vanzina, ne hanno colto il fascino ambiguo. Ancora oggi, chi vi passeggia al tramonto giura di sentire un’energia strana: una Roma diversa, dove l’arte diventa magia e il confine tra realtà e sogno si fa sottile.

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