Nel cuore di Roma, a pochi passi dai grandi flussi turistici, prende forma un presepe che non racconta solo la Natività, ma un intero quartiere: nel rione di Sant’Eustachio, il Natale si intreccia con la storia urbana, trasformando vicoli, piazze e rovine in una scenografia vivente. Un presepe che si fa anche mappa, memoria e racconto collettivo, nel quale Roma stessa diventa parte integrante del mistero natalizio.
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Roma: il presepe di Sant’Eustachio che si fa quartiere tra rovine imperiali e fede popolare
La scena della Natività del presepe di Sant’Eustachio a Roma si inserisce tra le maestose Terme di Nerone, i cui resti dominano il fondale dell’opera. Le arcate e le colonne marmoree dialogano con la nascita di Gesù, creando un incontro simbolico tra il mondo pagano e quello cristiano.
Al centro della piazza spicca la Basilica di Sant’Eustachio, con la sua facciata barocca e la celebre testa di cervo, mentre il campanile romanico ricorda le stratificazioni secolari del rione. Attorno, il popolo si raccoglie: c’è chi offre doni, chi osserva, chi prega. La fede si mescola alla quotidianità, in una Roma profondamente reale.
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Il presepe diventa un vero e proprio affresco corale grazie alle botteghe artigiane e alle case popolari ottocentesche che animano le strade: fornai, falegnami, fabbri, osti, banchi di frutta e di pesce. Ogni figura racconta un frammento di vita, restituendo l’immagine di una città laboriosa e devota. Sullo sfondo si innalza la cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, capolavoro di Francesco Borromini, simbolo di una sapienza che unisce fede e conoscenza.
Un presepe, questo, nel quale Roma non fa da cornice: è protagonista, e il Natale continua a nascere ogni giorno, tra storia, arte e speranza.
Photo Credits: Annarita Canalella