Il mese delle fave è arrivato anche quest’anno a Roma, per arricchire i piatti della tradizione romana, con un occhio attento al favismo.

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Il mese delle fave è arrivato anche quest’anno a Roma, per arricchire i piatti della tradizione romana, con un occhio attento al favismo.

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Le fave e la tradizione romana

A partire dal mese di Maggio è possibile trovare le fave nei menù della maggior parte delle trattorie e dei ristoranti romani. Si tratta di una vera e propria tradizione, immancabile con l’arrivo della primavera.

Il sapore più classico è quello delle fave accostato al pecorino romano, un piatto tipico ed economico. La ricetta è una tradizione degli antichi romani proprio per celebrare l’arrivo della primavera, tramandata fino ai giorni nostri, senza perdere in gustosità.

Non bisogna poi dimenticarsi delle fave alla romana. Un contorno della tradizione che vede questa volta le fave sposarsi con il guanciale, un ingrediente che raramente si tiene alla lontana dai piatti tipici romani.

Il fenomeno del favismo

Con l’arrivo di Maggio, però, bisogna porre l’attenzione sul fenomeno del favismo. Non sottovalutare il favismo vuol dire non correre rischi su una malattia che colpisce, e ha sempre colpito, numerose persone.

Il favismo è un’anomalia genetica che colpisce alcuni enzimi dei globuli rossi. La carenza di questi enzimi causa problemi nei globuli rossi di un individuo, perché essenziali per il corretto funzionamento e la sopravvivenza degli stessi.

Non a caso, fin dall’antichità, è conosciuta come “la malattia delle fave”, e per i soggetti colpiti diventa assolutamente proibito anche solo maneggiare questi legumi.

I pitagorici e le fave

Anche per Pitagora e i suoi seguaci era vietato anche solo avvicinarsi alle fave. Si trattava addirittura di una legge scritta, la numero 37 su 39 delle regole pitagoriche.

L’origine di questo divieto va ricercata tanto nel pratico quanto nel simbolico. Infatti, Pitagora potrebbe aver stabilito questo divieto anche solo per tenersi alla larga dal favismo, una malattia che, come detto prima, colpisce gli esseri umani da secoli.

Ma forse una motivazione del genere potrebbe non bastare. Per questo si è pensato al significato delle fave nella simbologia tradizionale. La fava ha infatti uno stelo privo di nodi, e questo la faceva ritenere in contatto con il mondo sotterraneo dell’Ade: le anime sarebbero risalite sulla Terra dall’aldilà proprio attraverso la fioritura della fave.

Questo contatto con il mondo dei morti bastava per Pitagora. Lui stesso, inseguito dai sicari di Cilone, ha ammesso di preferire la morte a dover attraversare un campo di fave.