Schola Romana, il progetto musicale in romanesco di Davide Trebbi, celebra il decennale con un nuovo album, tutto dedicato alla città di Roma

E’ uscito il 3 aprile su tutte le piattaforme digitali (ma anche in cd e vinile, produzione indipendente) il nuovo album di Schola Romana, il progetto musicale in romanesco di Davide Trebbi: arriva a sei anni dall’ultimo lavoro e festeggia il decennale di attività musicale della band. Non a caso si chiama Dieci Decimi, anche se questa è sola una delle sfumature di significato contenute in questo titolo: l’altra richiama direttamente la visione completa, i dieci decimi appunto, che si propone di avere sulla Capitale.

Dietro, dentro e intorno a quest’album c’è infatti la città di Roma, da sempre musa ispiratrice di Davide Trebbi (che in questo album ha collaborato con Edoardo Petretti). Ci siamo fatti raccontare proprio da lui qualcosa in più su questo album, sul rapporto con la Capitale e sul viaggio che Dieci Decimi propone all’ascoltatore, a bordo del tram numero 3…

La narrazione di Dieci Decimi è quella di un viaggio in tram dentro la città di Roma, idealmente a bordo del 3: c’è più denuncia o più ironia nelle canzoni di questo album?

Per me, Davide Trebbi, le due cose sono imprescindibili: denunciare con ironia forse é il metodo migliore per veicolare un messaggio. In questo album in particolare poi si passa dal denunciare fatti storici come l’attuale conflitto ucraino (L’albero, traccia 5) al raccontare amaramente della retata nazista al ghetto del 16 Ottobre ’43 (traccia 7). E il dialetto romanesco é forse il migliore in Italia per ironizzare con la massima sintesi e risultato possibili. Diretto e inesorabile, il romanesco descrive antiche visioni del mondo ma facilmente attualizzabili.

Roma è musa, protagonista e sfondo della vostra musica: cosa raccontate e come di questa città?

Roma ci parla di tutto e tutto ci aiuta a raccontare. É una cittá universale anche se molto provinciale, é una cittá capitale anche se a volte periferica o secondaria secondo certi moderni parametri. Racchiude in sé l’origine della cultura di tutto il continente europeo anche se quotidianamente livella ricchi e poveri, famosi e sconosciuti: ha la capacitá di ricordarci che tutto sommato tutto e tutti passano, come pellegrini per le sue strade e nelle nostre vite. Roma ti consola e ti accoglie, é una combinazione perfetta tra una madre e un amico, non ti abbandona e ti ridimensiona in momenti di megalomania autoreferenziale. Puoi essere Totti o il Papa ma a Roma sei comunque romano.

Dieci Decimi è un album definito su rotaia, per rimandare da subito ad un’idea di viaggio: musica e viaggio, che suggestione c’è in questo rapporto?

La musica é viaggio e salire su un tram e cominciare a cantare la nostra cittá ci sembrava un ottimo inizio per un nuovo disco. La musica ti porta altrove, si sa e quindi perché non farla viaggiare su rotaia? E poi fischiettare e canticchiare su un tram storico come il numero 3 ci sembrava un suggerimento utile per i nostri concittadini.

9 canzoni su 10 nell’album Dieci Decimi sono in romanesco: perchè avete scelto da sempre questo registro espressivo?

Perché ci chiamiamo Schola Romana e quindi vogliamo scrivere nella lingua di Roma. C’é poi da considerare che il romanesco é facile da mettere in rima e cantare come l’inglese moderno, ricordando che il latino antico, secoli fa era la lingua internazionale in questa parte di mondo. E poi il romanesco in Italia é riconosciuto da tutti e spesso apprezzato.

Un altro cantante che ha legato indissolubilmente la sua storia a quella della città di Roma è Antonello Venditti, al quale avete fatto un omaggio in Dieci Decimi: che rapporto avete con Venditti e la sua musica?

Nel 2012, durante la fase inziale e i primi concerti della band, abbiamo avuto l’onore ma soprattuto il piacere di conoscerlo: Antonello é una persona davvero piacevole e gentile. Nonché un genio avanguardista rispetto all’ascolto e alla visione della musica nello spazio, proprio come cerchiamo di fare noi con Schola, dando un senso civico a molte canzoni e un affetto “camminato” metro dopo metro nella nostra Roma. Oltretutto in ogni nostro disco, dal 2012 in poi, inseriamo un brano di Venditti. In “Roma de santi e de mignotte”(2012) cantavamo “Sora Rosa”, in Storie d’ogni ora (2017) riarrangiavamo “E li ponti so soli” e in Dieci Decimi é la volta di “A Cristo”. Quest’ultima e Sora Rosa, pur essendo canzoni scritte da un Venditti ventenne a inizio anni ’70, rappresentano una visione lucida e attualissima del nostro paese e della situazione geopolitica mondiale.