L’aperitivo – alcolico o analcolico, a buffet o light – è un momento di piacere e convivialità. Le origini di questa usanza? Nell’antica Roma!

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Sembra incredibile ma persino l’invenzione dell’aperitivo è da attribuire agli antichi romani. Scoprire poi cosa ci fosse sui loro taglieri e nei loro bicchieri potrebbe sorprendere ancora di più.

Se oggi sappiamo cosa piacesse mangiare e bere nella Roma antica lo dobbiamo a diversi autori, filosofi e politici che hanno scritto e tramandato usi e costumi dei loro tempi. Parliamo di Lucullo, Apicio e Petronio, principalmente, ma anche a Marziale, Seneca e Catone – quest’ultimo ad esempio ha trascritto la sua ricetta per il pane da sacrificare agli Dei.

In tempi antichi le tavole dei romani erano molto semplici, con pasti frugali e poco elaborati. Più avanti, via via che andavano a sottomettere militarmente popoli più evoluti – come i Greci – i romani iniziarono ad assorbire alcuni aspetti delle culture straniere, come quelli legati all’alimentazione; le ricette divennero più elaborate e i banchetti più sontuosi.

L’aperitivo nell’antica roma e il mulsum

Oggi “fare l’aperitivo” significa sedersi a chiacchierare con gli amici intorno a un tavolo e consumare qualche stuzzichino sorseggiando una bevanda, alcolica o analcolica, prima di pranzo o di cena.

Nell’antica Roma questo momento faceva parte di un banchetto di sette portate; la prima era chiamata gustatio ed era molto simile, appunto, agli antipasti o a un moderno aperitivo. Si partiva da verdure crude condite – tipo pinzimonio – formaggi, focaccine, uova sode, fino ad arrivare a salsicce, ostriche e ricci di mare.

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Questi “piattini” erano chiamati promulsus perchè dovevano essere consumati con il mulsum cioè il drink dell’antica Roma, un vino aromatizzato al miele, altamente alcolico.