La nostra intervista a Raz Degan, che ci racconta la serie Raz & The Tribe e cosa vuol dire per lui seguire un progetto simile e così non convenzionale.

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Raz and The Tribe, Raz Degan: “Queste realtà meritano più attenzione delle fiction”

Continuano su Sky Atlantic i racconti di Raz Degan in Raz & The Tribe. Lunedì 18 giugno alle 23.15 andrà in onda l’episodio che vede protagonista, insieme a Raz, l’attore Luca Argentero: entrambi esploreranno insieme la bellezza incontaminata della Papua Occidentale (Indonesia), incontrando tribù sconosciute al resto del pianeta e raccontandone abitudini e modi di vivere. Il 25 giugno andrà invece in onda l’ultimo appuntamento con il format (Raz & The Tribe – Extra), uno speciale con immagini inedite che ripercorre la straordinaria avventura di Raz Degan insieme ad Asia Argento, Piero Pelù e Luca Argentero.

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L’idea di Raz & Tribe era stata a lungo coltivata da Degan, che al telefono si sente però di ringraziare subito Sky e Nils Hartmann, “sono loro che l’hanno prodotta e realizzata – sottolinea – è importante dirlo”.

“Per me la vita è sempre stata una ricerca – racconta Raz – e questo mi ha dato l’ispirazione per andare oltre e cercare di seminare strade ancora non battute. Facendo ciò ho conosciuto realtà che sembravano avere qualcosa da offrire al mondo di oggi in termini di contenuti. Cerchiamo sempre, in questi giorni, qualcosa di molto moderno e in realtà ci mancano le radici. Quando ti trovi in compagnia di tribù così lontane dai nostri schemi, capisci il miracolo del pianeta in cui viviamo e le meraviglie che abbiamo a disposizione ancora per poco. Volevo condividere con il pubblico queste realtà, penso che meritino attenzione più delle fiction”.

Il lavoro, ad ogni modo, non è stato semplice. “Come succede con qualsiasi forma d’arte” commenta Raz con filosofia. “La sfida più difficile – continua poi – era sapere che il progetto sarebbe stato confezionato per la tv, ed è stato il più grosso sacrificio. Se mi mandi un anno nella giungla per un progetto lo faccio, la parte successiva è quella più difficile da superare”.

Sugli ospiti invitati nei suoi viaggi, Raz non mostra altro che entusiasmo: “Tutti hanno colto l’occasione di uscire un attimo nell’incognito – commenta – ognuno di loro è stato specificamente scelto, Asia per la puntata sulle donne, Piero per la musica e i tatuaggi, Luca per l’avventura e la montagna. Tutti volevano una pausa dalla loro quotidianità per riflettere. Il viaggio è una cosa, ma è il viaggio interiore che ti fa capire cosa accade a livello esteriore ed è un privilegio. Soprattutto oggi che siamo bombardati di informazioni, immagini e suoni. Dobbiamo riflettere sulle tradizioni e sui diritti umani, per i miei ‘ospiti’ è stato un dono. Ricordiamo il viaggio più della sua durata, perché resta dentro di noi per tutta la vita. La vita stessa è un viaggio. La cosa più preziosa che abbiamo sono i nostri ricordi, sono come un libro di fotografie e quando li leggiamo abbiamo un paragone che ci dà modo di valutare e apprezzare, è un parametro di misura che se resti fermo non avresti”.

Sul futuro del format, infine, Raz chiosa: “Vorrei farne un film, lo monterò in estate e non so quando uscirà. Poi se tutto andrà bene la serie andrà avanti, altrimenti mi dedicherò agli altri miei progetti che non mancano. Sto lavorando a un altro documentario e poi devo girare una serie tv in America. Dipende qui come girano le cose. Devo ringraziare Sky che ha avuto fiducia in questo tipo di prodotto. Al giorno d’oggi non è scontato, loro invece hanno guardato oltre i paramenti della norma. Il mondo diventa sempre più minuscolo e a portata di mano. I primitivi e le tribù hanno uno sguardo diverso, non combattuto. Loro non cercano un like in più per sentirsi vivi, basta una stretta di mano e un accordo preso. La loro stessa sopravvivenza si basa su un rapporto stretto con la natura e non sul rapporto con la spesa. Portare il pubblico verso un contenitore che ha da offrire un attimo di saggezza e che fa vedere dove siamo arrivati è un privilegio. Gli occhi sono puntati purtroppo sul banale e sul superficiale e pochi riescono a raccogliere il particolare”.

Giovanni Allevi