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Nel passato molto recente sul web è esploso il caso “Pancine d’amore”, ovvero -molto sintetizzando- quei gruppi social di mamme talebane dell’allattamento, mangiatrici di placenta seriali, compulsive frequentatrici di gruppi Whatsap di neo mamme, dedite all’allattamento oltre termine e paladine della libertà assoluta del pargolo (anche e soprattutto a discapito di quella degli altri).

Appena il tempo di riderci su (dietro c’è spesso un sottobosco di ignoranza pericoloso) che bisogna seguire un altro fenomeno: quello dei papà 2.0, genitori maschi stanchi di sentirsi relegati in un ruolo minore rispetto alla mamma e decisi a guadagnarsi un posto di rilievo nella cura del figlioletto.

Anche in una società matriarcale (quando si tratta di cura dei figli) come quella italiana, i dati ci dicono che oggi i papà sono molto più attivi di un tempo: si intendono di pappa, cacca e nanna, sanno cambiare un pannolino e possono sostituire la mamma in tutto e per tutto.

Qualche dato estrapolato da una ricerca di Privalia sui propri clienti maschi, di età compresa fra i 30 e i 50: il 43% dei papà intervistati dichiara di occuparsi con piacere della cena, il 40% fa la spesa per tutta la famiglia, il 36% collabora nella preparazione dei bambini prima di andare a scuola e il 18% li assiste nel momento del bagnetto. Il 31% ammette inoltre di preoccuparsi più della consorte quando i piccoli di casa si ammalano e il 22%, infine, partecipa alla chat della scuola o ai famigerati gruppi Whatsapp di genitori.

L’ispirazione arriva comunque da oltreoceano, dove si svolgono anche summit dedicati ai papà 2.0 e alle loro community, come Daddit, che sull’aggregatore Reddit ha superato anche il gruppo delle mamme.

I nuovi papà sono quindi semplicemente quelli più presenti, più attenti, più teneri e più coinvolti nella vita familiare: un cambiamento di cui essere fieri!