Nelle nostre tasche ce ne sono ancora parecchie, ma le monetine da 1 e 2 centesimi sono destinate a scomparire: la norma che le mette fuori circolazione compie un anno ed il bilancio è positivo

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Per molti è stata una vera e propria benedizione: dal 1 gennaio 2018 sono state eliminate dalla circolazione le monetine da 1 e 2 centesimi, semplificando la vita a consumatori ed esercenti (soprattutto cassieri).

Le monetine non vengono più coniate e i prezzi arrotondati al multiplo di 5 più basso: mantengono però il corso legale e nei negozi devono essere comunque accettate come pagamento. Sarà anche per questo che nelle tasche degli italiani ci sono ancora 7 miliardi di “ramini“, che devono essere smaltiti in qualche modo.

In un anno, con lo stop alla produzione delle monetine, lo Stato ha risparmiato 1,87 milioni di euro: gli unici ad aver incontrato qualche disagio sono gli esercenti che lavorano al kg, che continuano ad arrivare ai prezzi in centesimi e a doverli automaticamente arrotondare (ma solo per i pagamenti in contanti).

Tutto sommato il cambiamento è stato però positivo: le monetine da 1 e 2 centesimi erano antipatiche a buona parte della popolazione già da prima, tanto che alcune catene della GDO avevano deciso di iniziare la campagna di arrotondamento al ribasso prima della legge dello Stato, per evitare i disagi.

Nessun problema sull’inflazione, come si temeva alla vigilia del provvedimento: a quanto pare i prezzi del “carrello della spesa”, quindi i beni di più largo consumo, non hanno registrato cambiamenti.

Nel resto d’Europa la situazione è diversa a seconda dei paesi: c’è chi, come Irlanda, Paesi Bassi, Belgio e Finlandia, ha adottato la norma già da anni (in Finlandia c’era l’obbligo di arrotondare fin dall’introduzione della moneta unica). In Lituania invece l’84% dei cittadini, secondo un’indagine della BCE, dichiara di usare ancora le monetine per i pagamenti, mentre gli austriaci non le utilizzano, ma le conservano a casa.