Lo scorso 3 novembre, alla presenza del neo-ministro dell’Istruzione pubblica, Giuseppe Valditara, si è tenuta la cerimonia di premiazione delle opere vincitrici della IV edizione della Biennale nazionale dei licei artistici: una bella giornata trascorsa presso il ministero di viale Trastevere insieme ai giovani virgulti della creatività artistica italiana, guidati con grande cuore e tanta pazienza dalla presidente dell’associazione Abiliart, nonché presidente onoraria della rete ReNaLiArt, che ci ha gentilmente rilasciato la presente intervista

Lo scorso 3 novembre 2022, il neoministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha aperto la cerimonia di premiazione delle opere vincitrici della mostra-concorso della IV Biennale dei licei artistici, presso la Sala Aldo Moro del ministero di viale Trastevere in Roma. La IV edizione della Biennale, dedicata questa volta al tema del ‘Futuro’, è promossa e finanziata dal ministero dell’Istruzione e del Merito e realizzata dall’associazione Amici della Biennale (Abiliart), con il supporto della Rete nazionale dei licei artistici (ReNaLiArt). Media partner della manifestazione: l’agenzia di stampa Ansa. La giornata è proseguita con l’inaugurazione della mostra, tenutasi presso lo Spazio WeGil, recente hub culturale della Regione Lazio sorto nel quartiere Trastevere gestito da ‘LazioCrea’. Il concorso ha coinvolto 174 licei artistici italiani, di cui 141 selezionati e 139 partecipanti alla mostra. Le opere in esposizione erano 207, di cui 186 italiane e 21 estere, quest’ultime provenienti dalle Scuole d’arte europee e internazionali di: Francia (Parigi e Lione); Germania (Berlino); Corea del Sud (Seul); Cina (Pechino); Israele (Haifa); Marocco (Casablanca); Russia (Mosca); Estonia (Tartu); Gran Ducato del Lussemburgo (Lussemburgo). A margine della cerimonia di premiazione abbiamo incontrato la presidente onoraria della Rete nazionale dei Licei artistici ‘ReNaLiArt’ e presidente dell’associazione Abiliart (Amici della Biennale dei Licei artistici, ndr), Mariagrazia Dardanelli, per approfondire insieme a lei alcuni temi relativi alle attuali condizioni del nostro sistema scolastico e ai suoi metodi di nutrimento artistico e culturale.

Mariagrazia Dardanelli, com’è andata quest’anno la Biennale nazionale dei Licei artistici e perché avete optato per il ‘Futuro’ come tema-chiave della manifestazione?

“Il progetto, finanziato dalla Direzione generale per gli Ordinamenti del ministero dell’Istruzione e del Merito, ha visto una grande partecipazione di scuole che, venendo da due anni di restrizioni dovute alla pandemia da Covid 19, desideravano nuovamente sperimentare il fare artistico in piena libertà. Ed è proprio pensando a quanto accaduto con i lockdown e la didattica a distanza, che si è deciso il tema del ‘Futuro’: per spingere i ragazzi e le ragazze a riprendere in mano il loro avvenire con opere che, spaziando tra stili e tecniche diverse, riuscissero a veicolare le emozioni per troppo tempo represse”.

Com’è nata l’idea di creare una biennale nazionale dedicata ai giovani dei licei artistici?

“L’idea della Biennale dei Licei artistici è nata dopo la fondazione della Rete nazionale, voluta nel 2015 da un gruppo di dirigenti scolastici che sentivano la necessità di scambiare e diffondere buone pratiche ed esperienze a livello nazionale. La proposta della rete è stata subito accolta favorevolmente dal ministero. E il primo progetto presentato e finanziato è stato proprio quello della Biennale che, con tema ‘Il Gioco’, ha visto la partecipazione di più di 90 scuole italiane, in un’importante mostra tenutasi, nel 2016, presso il Museo di Palazzo Venezia, a Roma”.

Cosa le è parso di scorgere tra i giovani talenti selezionati in questa edizione 2022? Verso quale tipo di tendenze ci stiamo dirigendo? E quali caratteristiche denotano i nostri artisti di domani?

“Dalla quarta Biennale dei licei artistici emerge chiaramente una grande varietà di stili, fatto che giudico molto positivo. Nelle opere si va dalle più rigorose tendenze del concettuale, a un pieno ritorno alla figurazione. La stessa libertà si ritrova nelle innumerevoli tecniche utilizzate per le loro proposte da docenti e alunni. Questi ragazzi si muovono liberamente tra occidente e oriente, elementi del passato rivisitati e nuove tendenze. Si tratta di un ricco nomadismo, nutrito da informazioni veloci e simultanee”.

Analizzando meglio le giovani generazioni, quali problemi intravede o ha intravisto? Un loro appiattimento verso le nuove tecnologie? Un positivismo astratto, che li conduce verso un vuoto di valori?

“Non trovo giovani artisti appiattiti sulle nuove tecnologie. Certo, le usano in modo smaliziato e diverso dalle persone mature, ma fanno parte della loro vita e, spesso, nutrono la creatività e la fantasia. Ciò non toglie che sia bello riconoscere ancora una pennellata, l’uso di uno scalpello, una modellazione, un volo pindarico della mente supportato dalla manualità”.

E cosa potremmo fare, tutti quanti insieme, per cercare di invertire, o quantomeno di riequilibrare, certe tendenze nichiliste?

“Riguardo a certe tendenze nichiliste, evidenti nei giovani soprattutto durante e dopo la crisi pandemica e il particolare clima che stiamo vivendo, credo proprio che la pratica artistica possa costituire una cura efficace. Bastava assistere all’apertura della mostra, quando la folla gioiosa di studenti dei licei artistici ha invaso lo spazio romano ‘WeGil’. Anche i manufatti più tristi e angosciati contengono il segreto dell’espressione, della catarsi”.

L’intelligenza razionalista e l’emotività artistica dei giovani: lei non crede si debba tornare ai concetti e alle idee, diminuendo il ‘sale’ della sensazione puramente materialistica?

“Intelligenza razionale ed emozione artistica si sono fuse da sempre. Lo ha ben dimostrato la terza edizione della Biennale dei Licei artistici, ispirata a Leonardo da Vinci e all’arte come scienza. Direi proprio che questo connubio sia il portato dell’educazione artistica, una vera risorsa per il nostro Paese”.

Cosa pensa del nostro attuale sistema scolastico – compreso quello universitario – da molti criticato perché sembra non riuscire a garantire una formazione meno lacunosa e una certa costanza d’impegno nelle generazioni più giovani? Sono critiche infondate, oppure ci sono dei problemi, nella nostra pedagogia di apprendimento?

“La scuola vive effettivamente, da anni, una situazione di stanchezza culturale ed emotiva, dovuta alla mancanza di una visione politica lungimirante e realmente volta a migliorare il percorso di crescita culturale delle giovani generazioni. Le riforme poco organiche degli ultimi decenni, motivate spesso più dal risparmio della spesa pubblica che da un vero intento volto a migliorare le croniche difficoltà, hanno portato a una generalizzata situazione di sfiducia e stanchezza, in particolare per il personale docente, poco valorizzato nella propria professionalità”.

La nostra impressione di fondo ci appare esser quella di una ‘strana incostanza’ da parte dei giovani? Lei condivide questa diagnosi? Perché il nostro corpo docenti sembra aver perso di vista una ‘chiave’ d’insegnamento così importante, che aiuterebbe il mondo giovanile a ritrovare coerenza, impegno, capacità di rielaborazione autonoma del pensiero?

“Non mi sento di condividere quest’impressione: la scuola è uno ‘specchio’ della società e al suo interno sono presenti tutte le sfaccettature della dimensione umana. È evidente come un corpo docente poco incentivato, anche dal punto di vista economico, possa mostrare momenti di stanchezza, ma per fortuna l’insegnamento resta una grande passione che, unita al desiderio di conoscere, sperimentare e crescere dei giovani, riesce comunque a raggiungere ottimi risultati. Come, per esempio, quelli visibili nelle opere dei licei artistici attualmente in mostra”.

Lei cosa pensa della nuova definizione del ministero della Pubblica istruzione, con l’aggiunta del termine ‘Merito’?

“Come ricordato dal ministro Valditara nel suo intervento, la nostra Costituzione, all’articolo 3, stabilisce che è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”. La speranza è, quindi, che l’inserimento del ‘merito’ nella definizione del ministero porti alla piena applicazione della Costituzione e che, accanto all’accoglienza di tutte le diversità e fragilità, attivi pienamente anche la possibilità di valorizzare le eccellenze, che spesso restano nascoste e poco incentivate”.

Un’ultima domanda: nel suo messaggio di saluto che ha preceduto la cerimonia di premiazione della IV Biennale nazionale dei Licei artistici, il nuovo ministro, Giuseppe Valditara, ha dimostrato attenzione e sensibilità verso i giovani: lei non crede che certi problemi sorgano anche dall’incapacità della politica di mantenere degli indirizzi stabili? Insomma, continuando a cambiare ministri come fossero ‘calzini’, non si perde una precisa omogeneità politica d’indirizzo?

“Le politiche degli ultimi decenni sono state abbastanza omogenee, indipendentemente dal colore politico dei ministri di turno e dettate, quasi sempre, da necessità di carattere più economico che culturale. Speriamo che il messaggio del ministro Valditara sia veramente la premessa per un nuovo percorso, che metta la scuola italiana al centro dell’interesse di tutti”.

Intervista di Vittorio Lussana