Flavio Insinna tanto criticato per la conduzione de L’eredità svela quel dettaglio sugli inizi nel mondo dell’intrattenimento: ecco cosa ha raccontato su Fabrizio Frizzi

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Flavio Insinna e Fabrizio Frizzi: il retroscena svelato solo ora

A margine della presentazione dei palinsesti Rai, Flavio Insinna ha scambiato quattro chiacchiere con Davide Maggio a cui ha affidato un ricordo su Fabrizio Frizzi ancora sconosciuto ai fan.

L’ex conduttore di Affari tuoi è stato chiamato tra mille polemiche a prendere il posto dell’amico e collega scomparso poco più di tre mesi fa: sa bene che l’impegno è piuttosto gravoso e che riabilitare del tutto la propria immagine, soprattutto se messa a confronto con un gigante della tv amatissimo da sempre e da tutti, non sarà una passeggiata.

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Le intenzioni per fare bene, però ci sono tutte così come sembra esserci la voglia di onorare al meglio la memoria di Fabrizio Frizzi.

A Davide Maggio ha svelato che se non fosse stato proprio per l’amico, forse il suo percorso sul piccolo schermo non sarebbe stato così ricco di esperienze:

“La mia carriera nell’intrattenimento – ha fatto sapere Flavio Insinna – comincia per colpa di Fabrizio. Eravamo alle Grolle a Saint Vincent, noi non c’eravamo mai visti di persona ed era il primo telefilm un po’ importante che avevo fatto da protagonista, era l’una di notte e io dovevo esser premiato”.

Flavio Insinna e Fabrizio Frizzi, tutto è cominciato da quel premio

“A quell’ora – ha raccontato il conduttore romano –  lui ti poteva dare la Grolla e dirti “Scusa caro ho ancora tanti ospiti, poi è tardi, dobbiamo andare a cena”. Ma siccome Fabrizio era un uomo accogliente, mi ha fatto giocare con lui là sul palco, abbiamo giocato talmente bene che la mattina dopo mi chiama la mia agenzia da Roma e mi dice “Fla’ che hai combinato che qua da tutte le reti stanno chiamando per farti fare i provini per i programmi di intrattenimento?

Poi ha riflettuto: “Se Fabrizio mi avesse dato il premio dicendo: “Ciao tesoro, tieni la Grolla, grazie vai”, magari non eravamo qua”.