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Sesso, Scandalo e Serie Tv

– di Klara Murnau

3 giorni. Sono 3 i giorni in cui con voce nasale e rotoli di cartigienica a seguito, mi trascino per le stanze di casa chiedendo la grazia dai sintomi influenzali.

Tutta la  rubrica settimanale di Klara Murnau, “City Confidential”

Netflix, Sky e altri canali giù di li’, gli unici presenti allo sfacelo del mio naso rosso, come solo i migliori amici sanno fare. Tutto questo, nel ricordo della buon’anima di Popcorn Time.

Per una come me, che ha sempre trovato rifugio nel brillante mondo Hollywoodiano, ma che da anni prende a piccole dosi per sopravvivere al grigiore della realtà, scontrarmi improvvisamente con 72 ore di serial tv, ha avuto l’impatto degenerante da tortura, simile a quella subita da Alex De Large di Arancia Meccanica.

E nella mia testa, in una sequenza di immagini confuse, ho visto allontanarsi per sempre il ricordo del buon Dawson con i suoi languidi saluti alla stortissima Joey Potter, del simpatico gruppo di semi freaks di Friends, delle astronavi pixellate di Star Trek e direi anche delle 4 amatissime sgallettate vestite a caso di Sex and The City, con i loro discorsi piccanti, che ora sembrano dei banalissimi trattati per educande.

Ma cosa diavolo è successo?

Impedendomi di passare a YouPorn per normale reazione dalla visione di alcune serie proposte dai canali di cui sopra, mi sono fermata a pensare, se questo trattamento ad alto tasso erotico non sia altro che una semplice conseguenza della realtà attuale.

Dove i serials, proponendosi come assioma della società, hanno infranto il tabù del sesso, affrontando l’argomento spesso in modo molto più esplicito e audace di quanto non faccia il cinema.

Naturalmente nell’epoca di qualsiasi sorta di reality, dove l’unica parola chiave è Scandalo, quest’ultimo si appiattisce rendendosi pane quotidiano per sempre più annoiati spettatori, in cerca di emozioni facili.

Quindi, che sia funzionale alla storia o che diventi un pretesto per far parlare della serie e sconvolgere lo spettatore, il sesso ti colpisce allo stomaco e la televisione attuale, lo ha reso piatto principale nel menu della narrazione seriale.

Ed in qualsiasi genere di programma.

Addio Twin Peaks con le sue oniriche allusioni, ora abbiamo American Horror Story, con sangue sangue e sangue e litri di sperma. Burp.

Io, che su HBO ci ho costruito il sogno da cartellone pubblicitario, dove mi immaginavo stilosissima troneggiare in un costoso abito di couture, oggi dovrei ambire più ad un ruolo discinto in un Trono diverso, come quello di Spade, che già dal titolo con riferimento fallico è tutto un programma, e dove tra incesti e violenze, più che le armature sfoderano i nudi derrière e più che le spade, sguainano, oh damn…vi avevo detto che sono contagiosi.

Pensate che il sesso è così presente nei titoli HBO, da aver reso il canale famoso anche per una parodia: ”it’s not porn, it’s HBO!.

 

Ricordo quando parlare esplicitamente di sesso, almeno fino a venti anni fa, era ad esclusivo appannaggio delle serie animate. Come in South Park ad esempio, dove con la sua ironia feroce, venivano proposte scene al limite del perverso, permettendo agli autori di discolparsi innocentemente dal sant’uffizio del buon gusto, nascondendosi proprio dietro al fatto che fossero semplici disegni a compiere le azioni.

Queste serie del futuro hanno preso piede dalla fine degli anni 90’, dove contestualmente a Sex & the City (che apriva le porte a detta di alcuni, alla rovina di una generazione o più di donne, con una nuova femminilità sfacciata, indipendente, romantica ma potente), un’altra fiction cult, “I Soprano”, ha dato vita al primo protagonista umano troppo umano, anti eroe per eccellenza, come mai si era incontrato sul piccolo schermo. La storia di un capo clan mafioso, marito, padre e uomo, che regalandoci oltre a meravigliosi dialoghi anche i primi nudi espliciti in una grande serie.

Sull’onda di questi grandi successi, vari autori intorno al globo lasciandosi prendere la mano, sono arrivati a concepire serie stile biopic, istruttive, del tipo impariamo la storia divertendoci: Roma, Spartaco, i Tudors ed i Borgia, dove abbiamo potuto scoprire che i nostri antenati se la spassavano molto più di quello che potevamo sospettare dai libri di storia. E’ evidente, che in molti avrebbero avuto voti più alti in questa materia, se avessero capito prima quanto fosse eccitante.

Ma se nelle saghe storiche ed in quelle fantasy, il sesso può essere funzionale a spingere lo spettatore tra le braccia degli intrecci a tratti epici oppure improbabili, quando coinvolti con creature soprannaturali, in alcuni serial i personaggi non amano semplicemente il sesso, ma ne sono ossessionati. Basti ricordare i protagonisti di Nip/Tuck e l’Hank Moody di Californication. Non più contorno insomma, ma main course.

Se il sesso etero in televisione era un tabù, quello omosessuale lo è stato ancora di più: ma con Queer as Folk, il parlare apertamente di sesso omosessuale, non solo ha creato lo sconcerto anche piuttosto scontato, ma ha immediatamente abituato il pubblico a provare sconcerto ed empatia, riscontrando un buon successo, ed un’apertura a tutto ciò che era attualità come il coming out, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione da parte di coppie gay, la discriminazione per il proprio orientamento sessuale e l’inseminazione artificiale.

In un presente televisivo in cui ormai “Vale Tutto”, dall’evirazione all’uso di giocattoli sessuali, si arriva ad una delle ultime nate: Sense8, serie sviluppata dagli autori di Matrix e che ho finito di guardare giusto poco fa, dove un gruppo di otto persone scopre di avere la capacità di poter entrare in connessione l’una con l’altra e di scambiarsi senza un reale motivo sensazioni, ricordi, emozioni e abilità. E quindi, anche la capacità di oltrepassare il contatto fisico per poter fare una sana…sessione sessuale. Infatti, i protagonisti sparsi ai quattro angoli del mondo, in una delle assolute puntate nonsense si ritrovano coinvolti in un amplesso extrasensoriale in cui i corpi di otto persone diverse per religione, estrazione sociale e orientamento sessuale si uniscono in un’orgia incredibile, in cui si ritrovano uomini e donne etero, uomini gay, donne lesbiche e anche una trans.

L’arca di Noe’ non è mai parsa così poco biblica.

Un inno all’apertura mentale verso la sessualità, intrisa di metamessaggi assolutamente buttati a caso, per convincere lo spettatore a trovare un significato profondo.

Insomma, una boiata pazzesca per arrappare i nerd e far passare del “good time” a tutti gli altri.

Certo che in un paese in cui la maggior parte della fiction ha per protagonisti preti, suore e famiglie che si riuniscono a tavola con accenti pesanti del sud, la sessualità è difficilmente rappresentata. A noi ingenuotti piace di più mostrarla qui e li con malcelata noncuranza, durante i talk show, negli stacchetti televisivi, nei pretestuosi programmi dove si ammucchiano e si lasciano interagire personaggi discinti. O nei nostri salotti bene, dove la crème della crème sociale e politica si lancia in lascive passioni, che vanno a riempire i nostri rotocalchi volgarità e provinciali.

Lasciamo dunque che siano canali come Sky a tentare di aprirsi alla modernità delle serie televisive, dove a parte poche eccezioni, si sfornano prodotti di dubbia qualità e contestato successo di pubblico.

Per quanto riguarda lo scenario fatto di scandali, sesso e politica, prima o poi si arriverà a studiare le sceneggiature e imparare dalla tv. Di certo non perché nella realtà manchino esempi piuttosto esaustivi, ma perché soltanto l’incentramento della fiction mette a fuoco la nuda verità.

Se prima bastava una singola infedeltà a provocare dimissioni e distruggere carriere, adesso occorre ben altro. L’esagerazione, l’arresto plateale, la violenza seriale, la bugia lacerante. Ce lo spiegano le due più forti serie ambientate dalle parti della Casa Bianca. Una è House of Cards, croccante ma ancora troppo celebrale per entrare nella rosa di candidati di questa top list e l’altra è “Scandal”, serie arrivata alla quinta stagione, che personalmente mi ha tenuta legata alla sedia a causa della sua dose di frasi intelligenti, azione, violenza e biancheria che, voilà, scivola giù. Una serie che pesca tra i modelli della cultura pop: un presidente kennediano che non a caso si chiama Fitzgerald, alto e belloccio, eroe di guerra, con moglie socialmente perfetta ed innamorato della stilosissima, di colore e sexy fixer Olivia Pope (Kerry Washington). La seducente crisis manager, con un padre intelligente e pericoloso, capo di un organismo di intelligence spietata, e con una madre terrorista. Dove tutti, dal capo dello staff della Casa Bianca alla bigotta vicepresidente, sono efferati assassini. Dove tutti sono spie, tutti sono strateghi incredibili e tutti vestono benissimo.

E poi c’è il sesso, tanto sesso: trasgressivo, a tratti romantico, sofferto, complicato. Oh si.

Cioè, voi mi state dicendo che tutto è accettabile se rientra nell’immedesimazione? Che è semplicemente quella a permettere il “vale tutto” di cui sopra? Che è il semplice gusto dello spettatore a scegliere in che piccola trasgressione immaginarsi per poi tuffarcisi senza remora alcuna come sublimazione del proprio quotidiano? Senza più morale, senza più filtri?

No, io non sono così.

Io ho bisogno di un po’ di rigore, di non detto.

Dopo questa chiusa di immagini hot e intrighi internazionali, non capisco più se mi è passata assolutamente la voglia di mettermi in giarrettiera e dare fuoco al cassetto della lingerie o se cedere all’irrefrenabile necessità di correre da Agent Provocateur, dove sperando in un rapimento, e poi in un salvataggio ad opera del mio amante segreto e per rendere tutto più avvincente, anche di due colpi, si due colpi, ma di Stato, intendo.

E tutto questo, mantenendo sempre l’aplomb chic che si confà ad ogni degna protagonista, sia chiaro.

Ma si sa è roba per femminucce, e come ho già detto io non sono la tipa che si lascia condizionare.

Dopotutto mi occupo di Intelligence si, mio padre è un misterioso figuro della marina militare si, ho un gruppo smart di collaboratori certo, mia madre come terrorista avrebbe fatto carriera lo sanno tutti, e per quanto riguarda la figura del mio “presidente” preferisco soprassedere. Per ora.

Ecco, sento di aver un bisogno urgente di acquistare un po’ di terra abbronzante. E godere. Della mia Casa Bianca.

Almeno fino alla prossima puntata.
Vostra, Olivia Pope.