Walt Disney ha preso la favola dei fratelli Grimm e l’ha trasformata in una storia immortale amata da generazioni di bambine: ma a chi si erano ispirati i fratelli bavaresi per la loro storia? A qualcuno con una vita ancora più triste della principessa della loro fiaba

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E’ la principessa per eccellenza del panorama Disney, ma Biancaneve, al pari di molte fiabe elaborate dalla casa di produzione americana, era una storia molto più horror di quella che abbiamo visto sul grande schermo.

In realtà, nella versione dei fratelli Grimm, “Biancaneve” parlava di una bambina di 7 anni che sfuggiva per un pelo al desiderio della matrigna di mangiare le sue interiora condite con sale e pepe: quando poi cadeva nel “sonno magico” e veniva messa nella bara di vetro, suscitava l’amore folle e necrofilo del Principe. Il famoso bacio del principe azzurro è un’invenzione Disney: in realtà nella fiaba dei Grimm Biancaneve si sveglia per gli strattoni dei servi del Principe, che stanno portando via il corpo. La storia si conclude con la matrigna che muore il giorno del matrimonio di Biancaneve, costrettta dalla figliastra a ballare in un paio di scarpe arroventate.

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Biancaneve è esistita veramente: la sua storia

Ma attenzione, perchè Biancaneve potrebbe essere esistita veramente: ci sono diverse fonti sull’argomento, che puntano a rintracciare la vera nobildonna che ha ispirato i Grimm. Nel 1994 uno storico tedesco, Eckhard Sander, pubblicò il libro “Biancaneve: è una fiaba?”, nella quale si faceva risalire la celebre storia alla vita di Margaretha von Waldek, una contessa tedesca nata nel 1533 da Filippo IV e dalla sua prima moglie. Margeretha ebbe a che fare con una matrigna malvagia che la spedì in esilio a Bruxelles, dove sposò contro il volere della famiglia il futuro Filippo II di Spagna, e morì in circostanze sospette, forse avvelenata, a 21 anni.

Secondo altre fonti, la storia di Biancaneve sarebbe stata ispirata dalla vita di Maria Sophia von Erthal, figlia di un proprietario terriero e principe della Baviera, nata il 15 giugno del 1725. La ragazza a quanto pare era bellissima e molto buona, quasi una santa: peccato che la seconda moglie del padre, la contessa di Reichenstein, la costrinse a scappare di casa facendone una vagabonda. Si dice che la ragazza sia vissuta vagando nei boschi vicini, aiutata dagli operai che lavoravano nelle miniere del padre, finchè non è morta di vaiolo. Secondo altre fonti, la contessa si ritirò invece in convento, dove morì a 71 anni, cieca e dimenticata da tutti.

Molti i riferimenti alla fiaba che conosciamo: nel castello del padre di Maria Sophia c’era effettivamente una sorta di “specchio parlante”, dono del principe alla seconda moglie, un giocattolo acustico costruito nel 1720 in grado di registrare e riprodurre le voci di chi gli parlava (ora si trova nel Museo Spessart, allestito proprio nel castello conosciuto come quello di Biancaneve, nella cittadina di Lohr am Main).

In questa storia ci sono anche i nani e la miniera: gli operai che avrebbero aiutato Maria Sophia a sopravvivere non erano nani, ma comunque dovevano essere molto piccoli per infilarsi nei cunicoli, inoltre indossavano cappelli colorati.

Altro dettaglio importante è che i fratelli Grimm vivevano ad Hanau, a soli 50 km dal castello di Lohr am Main, e probabilmente conoscevano bene la storia della contessa.

La sfortunata Maria Sophia potrebbe quindi essere la vera Biancaneve. Con una sorta di giustizia tradiva, ci ha pensato poi Walt Disney a trasformare la sua vita in una favola che ha fatto sognare generazione di bambini.